mercoledì 28 giugno 2023

Fabula. Sulle Onde. Come Sussurro. Come Sospiro. Da Gaeta al Palazzo di Fate.

(Da mio: https://www.facebook.com/groups/926339024097442/ )
BENI CULTURALI - GRUPPO
(02.02.2016) rinnovato in odierno: 28.06.2023. 

Fabula. Sulle Onde. 
... Come Sussurro. Come Sospiro. 
.......Da Gaeta al Palazzo di Fate. 

Di Zanobia. 

Nulla si sa se la Dama nel ritratto sia Lei: Donna Zenobia Doria del Carretto-Doria (nata a Melfi 30 novembre 1541 - morta a Genova 18 dicembre 1590).
Io lo credo. Dal giorno stesso in cui lo vidi.
Ma di preciso nulla d'altro so.

Se Lei, fu la moglie adorata di Don Giovanni Andrea I Doria (Nato a Genova 5 febbraio 1640 - morto a Genova 2 febbraio 1606).

Il quale al contempo (?) adorava anche Katherine von Lysfelt, domina di Lysfelt e Harem dal 1584, figlia di Erich II, Duca di Braunchweig-Kalenberg. (Nata ante 9 maggio 1564 - morta a Genova 1606. Nello stesso giorno. Nello stesso mese. Nello stesso anno. Del suo Principe).
Era nipote dei re di Danimarca.
Era nipote di Cristina di Danimarca; ultima duchessa di Milano.
Era cugina di Filippo II.

1. Le Tracce. I Sentieri. Le Vie. Le Strade. Di una ricerca.

Era questa Zenobia?
Era questa Katherine Brunswick-Kalenberg? La Dama dagli Occhi di Cielo, di cui Medaglione affrescato in fregio al Piano Nobile della Villa Centurione-Doria, in Pegli-Genova.
O la Dama in Rosso è: Donna Zenobia II; nipote postuma di Zenobia del Carretto-Doria?
Nessuno lo sa.

In ambito Palazzo del Principe, in Genova lo si indica quale Zenobia. Nella pubblicistica inerente la Casata Doria-Pamphilj si preferisce ndicarne il soggetto qual Zenobia II. E definirlo: "Ritratto della Dama rossa"; presumibilmente dipinto all’inizio del Seicento e in tal caso di mano del pittore genovese Bernardo Castello. In ogni caso opera di grande pregio. Ricco abito rosso e dorato, elegantissimo nella sua perfetta aderenza ai canoni della moda alto aristocratica del tempo.

2. Le Tracce I Sentieri. Le Vie. Le Strade. E le Vibrazioni nei Paesaggi dell'Anima. Di una ricerca.

Erano oscurità i silenzi i misteri al "come e perchè" morì Zenobia.
Finchè un volumetto. Scritto in circa 10-15 gg. E scritto per ordine del principe. Giovanni Andrea Doria.
Si rifugiò nella Villa Doria a Pegli, Pompeo Arnolfini, lucchese, per scriverlo di getto. E il principe quasi ve lo murò dentro. Mentr'egli stesso ruggiva muto nell'incantamento suo della favola palazzo in Genua.
Venne pubblicato. E in due edizioni. La seconda a Padova e certo non so dire del perchè,

Morì di cancro, Zenobia.
Allo stomaco.

Le foto



1. Dama in Rosso: Era questa Zenobia? O la Dama in Rosso è: Zenobia II; nipote postuma di Zenobia del Carretto-Doria?


Nessuno lo sa.

2. Katherine von Lysfelt - Braunchweig-Kalenberg: la Dama dagli Occhi di Cielo: il volto femminile in medaglione è particolare del fregio agli affreschi del Salone di Villa Centurione-Doria in Pegli.

3. L'incisione di fine del XVI, raffigura Giovanni Andrea Doria ed è di Anonimo.

4. Pegli, Piazza Bonavino: Villa Centurione - Doria. Veduta frontale corpo centrale.

5-6. Pegli, Piazza Bonavino: Villa Centurione - Doria. Nicolosio Granello, Giasone e gli Argonauti (part.) - Salone, riquadro centrale.

7. Genova. Antonio Giolfi - Giuseppe Rivera - Lorenzo Guidotti, Palazzo del Principe Doria. Incisione.

8. Insegna araldica d'Auria.

9. Pegli. Cappella Doria. Esterni. Epigrafe in morte di Zenobia, di dettato di Giovanni Andrea Doria.


Conclusioni:



Per il personaggio femminile della pala d'altare della chiesa genuense di S. Benedetto al Porto saremmo orientati a non vedervi le fattezze della moglie del principe Giovanni Andrea: Zenobia del Carretto Doria, morta il 18. 12. 1590, bensì (forse) della madre del principe: Ginetta Centurione (n. Genova c. 1520 - m. ivi, 18.08.1593; sposata con Giannettino Doria nel 1515). 
A tanto apporterebbe l'aspetto fisiognomico della matrona effigiata unitamente al principe anzidetto alla destra del registro inferiore nella pala d'altare della chiesa di S. Benedetto: apparirebbe molto più anziana del probabile aspetto di Zenobia prima della infermità e morte. 
I lavori per detta chiesa rimontano poi al 1593; in tale anno muore Ginetta Doria; medesima data viene riportata nelle epigrafi affisse sotto il pronao della chiesa: l'una declamatoria dei titula del principe fondatore: Giovanni Andrea, l'altra (a dx) attestativa di avere questi adempiuto alle volontà di Zenobia. Ma tali volontà erano sulla scelta dei Trinitari: essere accompagnata, nelle esequie, dai Trinitari. Il frale di Zenobia non è in detta chiesa di San Benedetto al Porto, è altrove; venne ricongiunto a quello dell'amato consorte nel 1606, anno di morte del principe stesso.


1. Dama in Rosso: Era questa Zenobia? O la Dama in Rosso è: Zenobia II; nipote postuma di Zenobia del Carretto-Doria? 
Nessuno lo sa.

2. Katherine von Lysfelt - Braunchweig-Kalenberg: la Dama dagli Occhi di Cielo: il volto femminile in medaglione è particolare del fregio agli affreschi del Salone di Villa Centurione-Doria in Pegli.

3. L'incisione di fine del XVI, raffigura Giovanni Andrea Doria ed è di Anonimo.

4. Pegli, Piazza Bonavino: Villa Centurione - Doria. Veduta frontale corpo centrale.

5-6. Pegli, Piazza Bonavino: Villa Centurione - Doria. Nicolosio Granello, Giasone e gli Argonauti (part.) - Salone, riquadro centrale.

5-6. Pegli, Piazza Bonavino: Villa Centurione - Doria. Nicolosio Granello, Giasone e gli Argonauti (part.) - Salone, riquadro centrale.

7. Genova. Antonio Giolfi - Giuseppe Rivera - Lorenzo Guidotti, Palazzo del Principe Doria. Incisione.


8. Insegna araldica d'Auria.


9. Pegli. Cappella Doria. Esterni. Epigrafe in morte di Zenobia, di dettato di Giovanni Andrea Doria.




04. Genova - Pegli, Piazza Bonavino: Villa Centurione - Doria. Affreschi Salone centrale. Lunette e Fregio. 



  


05. Alla Dama Occhi Lago di Nuvole di Villa Centurione-Doria in Pegli. 
Si è ipotizzato - ved. sopra - che il volto femminile in medaglione possa essere una raffigurazione idealizzata - ex post - di Zanobia del Carretto Doria, moglie del principe Giovanni Andrea Doria. Tanto ove dal 1591, anno di edificazione della Cappella Doria - in Pegli - e comunque non posteriore al 1592: momento di collocazione dell'epigrafe commemorativa di Zenobia posta sul portone della stessa. Illogico ne sarebbe stato nel periodo dal 1584 (anno in cui il principe formalizza l'acquisto della Villa Centurione in Pegli, poi Villa Centurione-Doria), al 1590: morte di Zenobia. Ove il medaglione attenga invece all'impianto pittorico-decorativo antecedente al 1584, è ipotizzabile potesse essere un Lacerto di Memoria del proprietario Adam Centurione?




_______________________

APPARATI.


1. GENEALOGIE E BIOGRAFIE DORIA

Giovanni Andrea Doria sposa, nel 1558, Zenobia DEL CARRETTO (anche nelle forme: Zanobia; Zanobbia):


DORIA, Giovanni Andrea (Gian Andrea)
Dizionario Biografico degli Italiani
di R. Savelli (stralcio)

- Nacque a Genova agli inizi del 1540, da Giannettino e da Ginetta Centurione, figlia di Adamo, il famoso uomo d'affari e banchiere. Per la data di nascita ci si è rifatti alla tradizione e a quanto afferma in apertura della sua autobiografia, anche se in altri passi della stessa sembra anticiparla al 1539.

I destini del personaggio sono tutti racchiusi nell'origine familiare e negli avvenìmenti che segnarono i primi anni della sua vita. (...)


Il vecchio Andrea Doria si prese cura del giovane D. e lo allevò destinandolo alla sua successione (...) Le preoccupazioni di Andrea non silimitarono però solo a formare un comandante di galere, un ammiraglio per la Spagna (incarico che il D. raggiunse solo molti anni dopo la morte dell'avo); Andrea curò che nella persona del D. si ricostituisse anche un'unità patrimoniale e di potere, quale egli era riuscito a costruire dopo la grande alleanza con Carlo V.

Esemplare quindi la "programmazione" matrimoniale: già nel 1550 furono definiti i termini del contratto matrimoniale con Zenobia, figlia di Marc'Antonio Doria Dei Carretto (figlio di Peretta De Mari [Usodiniare], sposata in seconde nozze da Andrea); uno dei caposaldi di questo contratto era che il principato di Melfi (trasferito da Andrea a Marc'Antonio) sarebbe passato per successione a Zenobia, in modo da ritornare nella famiglia di origine alla sua morte. 

Non fu questo però solo un matrimonio "dinastico" e di interessi; l'essere cresciuti per anni da giovani nella stessa casa fece si che si formasse una salda e duratura unione: nella sua autobiografia il D. non solo scriverà "dell'inclinatione grande che hebbi sempre di maritarmi con D. Zenobia", ma ricorderà anche "l'esser stato dall'undici anni in sino alli quattordici sempre molti giorni, settimane e mesi in una casa come persone che havevano da essere marito e moglie". 

Nelle disposizioni che diede per il suo funerale nel 1604 ordinò che nella mano sinistra fosse posta una ciocca dei capelli di Zenobia (che era già morta nel dicembre del 1590). (...)


Zenobia. I, o II?


Comunque questi primi anni di apprendistato non furono tutti negativi, poiché il D. seppe rendersi utile sia nella guerra di Corsica, sia in quella di Siena, sia ancora in quella che gli Spagnoli condussero da Napoli contro Paolo IV sotto il comando del duca d'Alba. Con le sue galere il D. contribuiva fattivamente altrasporto dei tercios sui diversi fronti del conflitto che vedeva protagonista la Spagna. È vero comunque che al servizio regolare il D. faceva talvolta succedere periodi in cui "atterideva a giochi e a piaceri", o in cuiandava "in corso", per rimpinguare le casse di famiglia, allora, a suo giudizio, del tutto dissestate dalla munifica politica di Andrea e dai ritardati pagamenti spagnoli: in una "istruzione" del 1568 scriveva che negli ultimi anni di vita di Andrea "incominciò la casa nostra a declinare, et poco manco che non andasse a fondo".

Nelle pagine dell'autobiografia questo problema ricorre con frequenza quasi assillante, anche perché a fronte del grande Andrea stava il suocero Marc'Antonio Doria Del Carretto ("suspettoso, parco e desideroso di quiete") che con Andrea mostrava avere poco in comune. Il D., invece, desiderava "acquistare honore et robba". Avendo presente questa dichiarazione quasi "programmatica" si può forse capire il personaggio, che ha suscitato sempre giudizi non molto elogiativi, e spesso del tutto critici.
I contrasti all'interno della famiglia giunsero a un punto tale che si profilò una rottura tra Andrea e
Marcantonio, tanto da spingere Andrea a cercare di togliere lo Stato di Melfi al Del Carretto, per investirne il D.; questi però riuscì (grazie anche ad un viaggio nella primavera del 1558 a Bruxelles, dove allora era la corte imperiale) a riappacificare i due e a celebrare finalmente il matrimonio con Zenobia ("senza nessuna sorte di festa"). (...)

Il profondo affetto per il D. emerge con chiarezza dal testamento che Andrea redasse proprio quando questi si trovava a Bruxelles: a lui sarebbero andate le galere, il ducato di Tursi, la carica di protonotario del Regno di Napoli, mentre al fratello del D., Pagano, destinava i feudi appenninici e quello di Loano, una volta appartenenti ai Fieschi. (...)

Nel contempo il D. prese ad occuparsi anche della sistemazione della villa di Fassolo, iniziando una serie di lavori di ampliamento dell'ala verso la città; Fassolo costituì sempre per lui qualcosa di essenziale e di centrale, sia come simbolo del potere e del prestigio raggiunti, sia come elemento rappresentativo della continuità familiare (e dell'adesione, quindi, al progetto di Andrea). Fino alla sua morte non smise mai di ampliarla, acquisendo, via via, proprietà confinanti, trasformando il giardino (che era considerato uno dei più interessanti nell'Italia del tempo), introducendo elementi nuovi nell'architettura della villa, così come nel sistema della decorazione.
Valutando l'insieme degli interventi, G. Gorse ha parlato di "change towards a more cosmological-imperial interpretation", ma ha sottolineato come nel complesso il D. abbia svolto un ruolo di conservatore dell'impianto originario progettato da Andrea, quando ormai il gusto del tempo evolveva verso altri moduli stilistici.
Il D. passò l'estate-autunno nel Regno di Napoli con le quattordici galere che gli erano rimaste (mentre a capo della squadra per quell'anno si trovava il suocero Marcantonio Del Carretto), impegnato anche in qualche scorreria per cercare di ripianare i propri debiti. (...)
Nel 1569 nacque la figlia Vittoria, la prima (a differenza di precedenti figli maschi) a sopravvivere oltre la più tenera età, e nel 1570 nacque Andrea, anch'egli destinato a vivere e a succedere al D. come primogenito. (...)
Nel 1573 nacque il figlio Giannettino (destinato alla carriera ecclesiastica, dopo gli studi all'università di Salamanca) (...)
Il 1574 si presentò come un anno difficile, nonostante fosse allietato dalla nascita della figlia Artemisia, che sarà poi la sua figlia prediletta (nel 1576 nascerà l'ultimo figlio, Carlo) (...)
Fece eseguire diversi lavori diristrutturazione e di decorazione alla villa di Fassolo: si ampliò l'ala occidentale, si iniziarono a costruire le logge laterali (lavori che farà poi eseguire anche nella villa Centurione di Pegli e nel palazzo Grimaldi distrada Nuova, acquistata l'una nel 1584, e l'altro nel 1596; l'acquisizione di questo palazzo, destinato al figlio Carlo, rappresenta molto bene il permanere di un interesse per gli investimenti immobiliari di grandeprestigio). Commissionò a Lazzaro Calvi cicli di affreschi, e allo stesso (insieme a Luca Cambiaso) / NOTA: CAMBIASO / darà l'incarico negli anni successivi di preparare cartoni per arazzi, che risultano essere una delle forme d'arte da lui preferite: dai "libri d'azenda" così come dagli inventari post mortem risulta evidente come di non grande importanza fosse la quadreria, mentre risaltavano per il loro valore sia le collezioni di arazzi sia quella di oggetti d'oro e d'argento. (...)
Giovanni Andrea Doria, principe.
Tra gli anni Ottanta e Novanta il D. condusse un'accorta politica matrimoniale per figli e figlie: Vittoria sposò Ferrante Gonzaga, ad Andrea andrà Giovanna Colonna, Artemisia si unirà con Carlo Borgia di Gandia e solo Carlo sposerà una genovese, Placidia Spinola.

Nonostante il chiaro impianto politico di questi matrimoni, il D. si manifesta nelle lettere (come poi nei testamenti) un padre molto affettuoso e attento, preoccupato di tutto ciò che succedeva nelle famiglie, in specie delle figlie.

Con gli anni Novanta iniziarono a palesarsi nel D. i primi segni di invecchiamento, legati anche alla salute malferma; tanto che fu lui stesso a chiedere nel 1594 di essere sostituito al comando delle galere, ma per il momento non se ne parlò più oltre; anzi, proprio in quell'anno il D. aggiunse una nuova e ambita qualifica al suo cursus honorum. essendo stato nominato membro dei Consiglio di Stato.Si può dire che a questo punto il D. aveva raggiunto l'ambito obbiettivo di avere "honore et robba".


Ascoltato membro del Consiglio di Stato, generale del Mare, insignito di onorificenze e titoli (ma non ebbe il Toson d'oro, che andò invece al figlio Andrea), aveva saputo mantenere, prima, e mettere assieme, poi, un ingente patrimonio. 
Il suo patrimonio immobiliare era estesissimo: andava dallo Stato di Melfi (di cui era entrato nel pieno possesso alla morte di Zenobia, avvenuta il 18 dic. 1590) ai numerosi feudi appenninici, a Loano; in città e dintorni non sembra avesse una proprietà immobiliare diffusa, ma questa era concentrata attorno alla villa di Fassolo (dove a partire dagli anni '90 lavorarono Marcello Sparzio e il Brandimarte), ilpalazzo di strada Nuova, la villa di Pegli, oltre alle due case avite di "piazza Doria"; nel 1593 i soli "mobili di casa" erano valutati a più di 500.000 lire (più del doppio in valore, per fare un paragone, del feudo di Tursi, o del palazzo di strada Nuova). (...)

La vita del D. lentamente si chiudeva, anche se occupava sempre la scena politica: nel 1602 ereditò il marchesato di Finale, ma essendo già occupato dagli Spagnoli, non poté venime in possesso (e sarà quindi solo rimborsato); nel 1604 si occupò ancora per conto degli Spagnoli dei disordini scoppiati a Monaco dopo l'uccisione di Ercole Grimaldi; /NOTA: GRIMALDI/  ma le sue giornate passavano prevalentemente tra Fassolo e la bella villa di Loano.
Nel gennaio del 1606 le condizioni di salute si aggravarono; dettava incessantemente codicilli e codicilli, ricordando e raccomandando i suoi segretari e collaboratori ai figli, disponendo lasciti (per la figlia Vittoria, che non doveva avere avuto un matrimonio felice; 1.000 scudi per Artemisia per le spese che avrebbe affrontato per il lutto). 
Morì a Genova nella notte del 2 febbr. 1606.
Al primogenito Andrea andava il fedecommesso (comprensivo, tra l'altro, di Melfi, Fassolo, i feudi appenninici), a Carlo il palazzo di strada Nuova, il ducato di Tursi, le due galere; a Giannettino, ormai cardinale, diverse rendite. Il patrimonio complessivo viene valutato in 1.620.000 scudi d'oro.
(Da:


BIBLIOGRAFIA
Contributo ad una bibliografia di Zenobia Del Carretto Doria

A) FONTI
- MANOSCRITTI: - In allestimento.

B)
BIBLIOGRAFIA: - In allestimento.


C) ICONOGRAFIA: - In allestimento. 







 Luìs de Góngora y Argote

Mientras por competir,
(1582)
"Finchè per vincere sui tuoi capelli /
l'oro brunito splende al sole invano, /
finchè sprezzante guarda in mezzo al piano /
la tua candida fronte il giglio bello, /
***
finchè le labbra inseguono, per coglierle, /
più occhi che il garofano precoce, /
finchè trionfa con sdegnosa luce /
sul lucido cristallo il tuo bel collo, /
***
godi collo, capelli, labbra e fronte /
prima che quanto fu in giorni dorati /
oro, giglio, garofano, cristallo, /
***
non solo argento o viola reclinata /
divenga, ma tu insieme a tutto questo /
terra, polvere, fumo, ombra, più nulla. // (1)




Luìs de Góngora y Argote

Mientras por competir,
(1582)
"Mientras por competir con tu cabello,
oro bruñido al sol relumbra en vano;
mientras con menosprecio en medio el llano
mira tu blanca frente el lilio bello;
mientras a cada labio, por cogello.
siguen más ojos que al clavel temprano;
y mientras triunfa con desdén lozano
del luciente cristal tu gentil cuello:
goza cuello, cabello, labio y frente,
antes que lo que fue en tu edad dorada
oro, lilio, clavel, cristal luciente,
no sólo en plata o vïola troncada
se vuelva, mas tú y ello juntamente
en tierra, en humo, en polvo, en sombra, en nada." (2)
*

Luìs de Góngora y Argote

Mientras por competir,
(1582)
Sonnet
While trying with your tresses to compete
in vain the sun's rays shine on burnished gold;
while with abundant scorn across the plain
does your white brow the lily's hue behold;
while to each of your lips, to catch and keep,
are drawn more eyes than to carnations bright;
and while with graceful scorn your lovely throat
transparently still bests all crystal's light,
take your delight in throat, locks, lips, and brow,
before what in your golden years was gold,
carnation, lily, crystal luminous,
not just to silver or limp violets
will turn, but you and all of it as well
to earth, decay, dust, gloom, and nothingness.  
(©Alix Ingber, 1995)

*
Gabriello Chiabrera
(Savona, 8 giugno 1552 – ivi, 14 ottobre 1638) poeta e drammaturgo.

"In morte dell'ECCELLENTIS. D. ZENOBIA DORIA /
Pianta, ch' eccelsa in sulla piaggia alpina /
Spande le chiome onor della foresta /
Unqua non forge più, se per tempesta, /
O per forza di fulmine ruina.
Ma bell'anima al ciel sale divina /
Dopo l'orror della stagion funesta./
A che tanto lagnarsi? Atropo infesta /
Fa di corpo mortal vana rapina. /
La nobil Donna a' pie' di Dio sicura /
Sfavilla in alto, ove mirabil'arte /
Farà d'altrui giovar con fua preghiera./
E già fedele al suo signor procura, /
Ed al figlio gentil ramo di Marte, /
Tranquillo il sen dell'Anfitrite Ibera".// (3)

*

Da Giovanni Andrea Doria e Zenobia
ai Doria-Pamphilj

Francesco de Lemene
(Lodi, 19 febbraio 1634 – Lodi, 24 luglio 1704), librettista.

"ALLA PRINCIPESSA DORIA PANFILIA"

"Romana Dea,de la virtù latina,/
del Latino valor pregio sovrano/
Chor sei fra i lumi, onde risplende Giano,/
Qual fra gli astri minor Cintia Regina;
Perchè il tempo, e l'oblio cieca rapina/
Del tuo nome immortal tentino invano,/
Tratti il Fratello Eroe con Tosca mano,/
Cantando i pregi tuoi, Cetra Divina. Ei Febo agguaglia, o se di sacri allori/
Circonda il crine, e de le Muse è Duce,/
O se vibra da l'ostro aurei fulgori. Gia nel Ciel de la gloria o qual riluce/
Il tuo nome immortal! Che bei splendori,/
Qual Cintia, havrai de la fraterna luce". // (4)



Euripides, Aλκηστις. Christoph Willibald Gluck,  Alkestis - Alceste - Alcesti, su libretto di Ranieri de' Calzabigi - Jessye Norman.  



Note ai testi: 

Zenobia Doria del Carretto-Doria, 5° Principessa di Melfi, Signora di Lagopesole, Lacedonia, Forenza e Candela, figlia del Principe Don Marcantonio Doria del Carretto dei Marchesi di Finale, 4° Principe di Melfi, Principe del Sacro Romano Impero e Patrizio Genovese, e di Donna Vittoria Todeschini Piccolomini d’Aragona dei Duchi di Amalfi (nata a Melfi 30 novembre 1541 - morta a Genova 18 dicembre 1590).


Giovanni Andrea I Doria, 6° Principe di Melfi 18-XII-1590, Marchese di Tursi dal 1560 al 27-IV-1572 (data del Regio Assenso, vende il feudo a Galeazzo Pinelli nel 1568), 3° Marchese di Carrega, Croce in Val Trebbia, Ottone, Grondona, Vargo, Carrega, Cremonte, Cabella, Fontana e Torriglia 8-VII-1575, Marchese di Santo Stefano d’Aveto 1592, Marchese di Finale (e pertinenze) il 2-III-1602 (eredita dal Principe Sforza Andrea del Carretto, non può prendere possesso del Marchesato perché già ceduto al Re di Spagna il 16-V-1598), Conte di Loano 8-VII-1575, Barone di Avella 9-IX-1604 (sentenza definitiva della Camera di Sommaria, eredita dal Principe Sforza Andrea del Carretto il 2-III-1602), Signore di Tresaia e Caramola dal 1560 al 27-IV-1572, Signore di Rovegno, Laccio, Monte Tanano, Bagnaria, Cariseto, Casanova sul Trebbia, Foreseto, Garbagna, Fontanarossa, Montebruno, Gremiasco, San Sebastiano Curone, Val di Curone e Montacuto 8 -VII-1575, Signore di Stellanello e della sua Valle con Rossi, Duranti e San Vincenzo 8-VII-1675, Signore di Calice e Veppo dal 8-VII-1575 al 19-III-1583, Signore di Lagopesole, Lacedonia, Forenza e Candela 18-XII-1590, Patrizio Genovese, Cavaliere di Santiago 1568, Commendatore di Caravaca e Valencia del Ventoso dell’Ordine di Santiago 1578, Protonotario del Regno di Napoli 1560, Generale del Mare di S.M. Cattolica dal ?-XII-1583 al ?-XI-1601, Consigliere di Stato di S.M. Cattolica 1594 (Nato a Genova 5 febbraio 1640 - morto a Genova 2 febbraio 1606).


(1) Alla traduzione di Piero Chiara, in Luìs de Góngora y Argote, Sonetti funebri, Torino, Einaudi, 1970, pp. 48-9, preferiamo quella di Giulia Poggi (cfr. Il viaggio della traduzione..., a cura di Maria Grazia Profeti), che, per ragioni di assonanze ci sembra più vicina alla geometrica perfezione della musicalità del verso gongoriano di questo sonetto.  - (Per: Il viaggio della traduzione: Atti del Convegno, Firenze, 13-16 giugno 2006, a cura di Maria Grazia Profeti; ved. http://books.google.it/books?id=rBUrUwIcbm0C&pg=PA274&lpg=PA274&dq=mientras+por+competir+con+tu+cabello ).

(2) Per il testo spagnolo ed inglese ved. Luìs de Góngora y Argote ( a cura di Alix Ingber; in:http://sonnets.spanish.sbc.edu/Gongora_CLXVI.html ).

(3) Gabriello Chiabrera, Rime di Gabriello Chiabrera, In: Angiolo Geremia: DELLE OPERE / DI GABBRIELLO CHIABRERA / TOMO QUARTO / CONTENENTE / LE POESIE LIRICHE / Omesse nella edizione di Roma, alcune Favole, / Dramatiche, e altre composizioni mentovate / nell'Indice, che segue la Prefazione. / GIUNTOVI PARECCHIE RIME DI DIVERSI / POETI IN LODE DELL'AUTORE / A Sua Eccell. Il Signor / GIACOMO SORANZO. / IN VENEZIA / PRESSO ANGIOLO GEREMIA / In Campo di S. salvatore. / MDCCXXXI. / CON LICENZA DE' SUPERIORI, E PRIVILEGIJ. //)



(4) Francesco de Lemene, Da Poesia Diverse, Ediz. Quinto, 1692, p.136). (Si ringrazia la studiosa Clotilde Fino per il testo di Francesco de Lemene).


APPARATI
"Comentario de Bénédicte Valentin, Sweet Briar College: En este soneto endecasílabo de Luis de Góngora, poeta del siglo XVII, aparece el tema común del carpe diem. En efecto el poeta se dirige a una mujer muy guapa, explicando que su hermosura es más grande que la de la naturaleza, pero que tiene que aprovecher de ésta ahora, ya que un día se va a morir.

En los dos cuartetos, Góngora describe de manera enfática la belleza de la mujer, haciendo paralelismos entre una parte de su cuerpo y un elemento de la naturaleza. Se trata de una verdadera competencia ("competir" v. 1) en la cual la naturaleza no tiene ninguna posibilidad de ganar.

El "oro bruñido" no puede rivalizar con su cabello ("relumbra en vano" v. 2), lo que sugiere un cabello brillante y rubio, "el lilio bello" no puede rivalizar con la blancura de su frente.

Es interesante notar que el poeta personifica el oro y el lilio, lo que puede hacer sonreir al lector. En efecto, parece cómico el hecho de que la naturaleza sea envidiosa de un ser humano y que se esfuerce por ser la más bella. En el segundo cuarteto, el poeta sigue mostrando que los elementos de la naturaleza no pueden igualar a la belleza de la mujer. Sus labios atraen más atención que el clavel rojo, y provocan en todos los hombres un deseo de besarlos:

"mientras a cada labio, por cogello, / siguen más ojos que al clavel temprano" (v. 5-6), y su "gentil cuello" (v. 8) es más transparente que el "luciente cristal".

Podemos notar que en la evocación de los elementos de la naturaleza, hay una alternancia entre piedras preciosas (un mineral: el cristal y un metal: el oro) y flores (el lilio y el clavel). En los tercetos, aparece el tema del carpe diem: hay que aprovechar de la juventud y la belleza antes de que sea demasiado tarde, lo que es subrayado por el verbo "gozar" en el modo imperativo y por la anáfora en los cuartetos ("mientras").

En el primer terceto, Góngora recapitula en una enumeración los elementes naturales y las partes del cuerpo de la mujer que ha evocado en los cuartetos. En esta recopilación, el poeta no incluye la cualidad misma como la transparencia o el color, sino que lo hace por medio de metáforas, asimilando directamente la parte del cuerpo con elemento de la naturaleza: "goza cuello, cabello, labio y frente, / antes que lo que fue en tu edad dorada / oro, lilio, clavel cristal luciente".

En el último terceto, Góngora evoca la deterioración de todas esas cosas, que se acabará en la muerte. El oro ya no es oro sino "plata" (v. 12), y las bellas flores se hacen "viola troncada".
La palabra "troncada" es muy fuerte y evoca con violencia el hecho de que la flor sea marchita; la conotación peyorativa de esta palabra pone de relieve el hecho de que la belleza se acabará un día. Pero el poeta nos dice que eso no es nada, y en una gradación poderosa y dramática, nos conduce de la vida a la muerte ("en tierra, en humo, en polvo, en sombra, en nada") para hacernos entender que un día no sólo la juventud y la belleza van a desaparecer, sino también la vida.

Este clímax hacia abajo sugiere el carácter total de la aniquilación: después de la muerte, no queda nada.

En este soneto, Góngora evoca el tópico renacentista del carpe diem pero le da una nueva originalidad ya que por ejemplo no habla del tiempo y de la vejez sino de una desaparición total e irremediable. Aunque el tema principal es el gozo de la belleza antes de que sea demasiado tarde, este soneto resulta interesante en la medida en que nos hace reflexionar sobre la fragilidad y el carácter irrisorio y efímero de la vida, y sobre la cuestión metafísica de lo que es la muerte (¿A dónde vamos? o, más bien, ¿qué seremos?)."
Bénédicte Valentin, in notazioni a Gongora, loco web, a cura di Alix Ingber, Professor of Spanish - Sweet Briar College


Note musicali

Euripides, Aλκηστις. Christoph Willibald Gluck,  Alkestis - Alceste - Alcesti, su libretto di Ranieri de' Calzabigi - Jessye Norman.  
Fondamentale nella riforma gluckiana dell'Opera dopo Orfeo ed Euridice, venne presentata al Burgtheater di Vienna il 26 dicembre 1767. - Jessye Norman sings: The wonderful long lines of Gluck, served by the wonderful breath, diction, and vocal tones of Norman in "Ah malgré moi" (act 2) and "Ah divinités implacables" (act 3) - (Chicago, 1990).
(Da http://www.youtube.com/watch?v=AG-wMqtMb1g&feature=related / Caricato su Youtube da  in data 25 luglio 2008. Si ringrazia).



Note alle foto: 

2. Katherine von Lysfelt - Braunchweig-Kalenberg: la Dama dagli Occhi di Cielo: il volto femminile in medaglione è particolare del fregio agli affreschi del Salone di Villa Centurione-Doria in Pegli. Si è nel dubbio se si possa ipoteticamente trattare di una raffigurazione idealizzata - ex post - di Zenobia del Carretto Doria, amatissima moglie del principe Giovanni Andrea Doria. Oppure, sempre idealizzazione, di un'altra donna che sembrerebbe abbia avuto un ruolo molto importante, importantissimo, nella vita di quel principe: Katherine. Ricerche. Ricerche in una linea di frontiera: Losfeld.

3. L'incisione di fine del XVI, raffigura Giovanni Andrea Doria è di Anonimo: Ritratto del principe Giovanni Andrea Doria. Cartiglio: IOAN. ANDREAS DORIA DNUS MALFITANUS A CONS. SACR. S. CATHOLICHAE REG. M. ET CLASSIS IPSIUS IMPERATOR SUMMUS. // - Iscrizione: Est hic IOANNES ANDREAS AURIA patri Neptuno similis, munere, mente, manu. - Roma, Palazzo Doria-Pamphilj. - Foto Arti Doria (si desume l'incisione da: Vilma Borghesi (a cura di), Vita del principe Andrea Doria, scritta da lui medesimo, Genova, 1997, Barboni editore - Compagnia dei Librai, /ultima Tav. ).

Per le immagini: 
Courtesy Istituzione Musei del Mare e della Navigazione - Museo Navale di Pegli - Genova. Si ringrazia la Direzione di: Mu.MA - Istituzione Musei del Mare e della Navigazione - Comune di Genova. In particolar modo la Curatrice del Museo Navale di Pegli.
(Autorizzazione 19 luglio 2011)

Si ha occasione qui di ringraziare il Personale di custodia della Villa Centurione-Doria in Pegli e al locale Museo Navale, per ogni cortesia durante le lunghe giornate di studio delle opere pittoriche e di relativa dettagliata campagna fotografica. 
Particolare ringraziamento vada poi alla notevole liberalità e cortesia del Personale di custodia delle collezioni dell'incantevole Palazzo del Principe, in Fassolo, Genova, dimora gentilizia e proprietà dei principi Doria-Pamphilj. 
Unitamente vadano i ringraziamenti al Rev.mo Parroco della Chiesa di San Benedetto al Porto, per la disponibilità, cortesia, ogni utile delucidazione. 
Ma si mancherebbe al dovere proprio ove non si ringraziasse il Prof. Silvio Zavattoni, cui il Curatore di Lofeld deve l'interessante segnalazione di doversi appuntare un maggior interesse alla predetta chiesa di S. Benedetto al Porto.  
Vada il saluto ed il ringraziamento. L'interesse l'abbiamo dato, ma il...mistero si è infittito e si infittisce.
Progetto LOSFELD: 
Nello sfondo, sulla sponda di un Mare nero, riconosco me stesso, una figurina minuscola che pare disegnata col gesso. Questo è il mio posto d'avanguardia, sull'Estremo Limite del Nulla: sull'orlo di quell'Abisso combatto la mia battaglia. (Ernst Jünger)


Ad una Naumachìa di barchette dorate affidiamo Ricordi.


"Godi se il vento ch'entra nel pomario / vi rimena l' ondata della vita: / qui dove affonda un morto / viluppo di memorie, / orto non era, ma reliquario. / Il frullo che tu senti non è un volo, / ma il commuoversi dell'eterno grembo; / vedi che si trasforma questo lembo / di terra solitario in un crogiuolo. / [p.16] Un rovello è di qua dall’erto muro./ Se procedi t’imbatti/ tu forse nel fantasma che ti salva: / si compongono qui le storie, gli atti/ scancellati pel giuoco del futuro./ Cerca una maglia rotta nella rete/ che ci stringe, tu balza fuori, fuggi!/ va, per te l’ho pregato, - ora la sete/ mi sarà lieve, meno acre la ruggine…"
(Eugenio Montale, Ossi di Seppia - In Limine, Mondadori, XV Ediz., 1962 [s.l.st.], pp. 14-16).




                                                 Renato Zero, I migliori anni della nostra Vita, nella meravigliosa interpretazione di Mina.

di Guido Morra e Maurizio Fabrizio
"La" Canzone di Renato Zero
Da N°0 (1999)
Arrangiamento di Massimiliano Pani

Penso che ogni giorno sia come una pesca miracolosa
E che bello pescare sospesi su di una soffice nuvola rosa
Tu come un gentiluomo,
E io come una sposa
Mentre fuori dalla finestra
Si alza in volo soltanto la polvere.
C'è aria di tempesta!
Sarà che noi due siamo di un altro lontanissimo pianeta.
Ma il mondo da qui sembra soltanto una botola segreta.
Tutti vogliono tutto per poi accorgersi che niente.
Noi non faremo come l'altra gente,
Questi sono e resteranno per sempre...
I migliori anni della nostra vita
I migliori anni della nostra vita
Stringimi forte che nessuna notte è infinita
I migliori anni della nostra vita
Stringimi forte che nessuna notte è infinita
I migliori anni della nostra vita
Penso che è stupendo restare al buio abbracciati e muti,
Come pugili dopo un incontro.
Come gli ultimi sopravvissuti.
Forse un giorno scopriremo che non ci siamo mai perduti...
E che tutta quella tristezza in realtà, non mai esistita!
I migliori anni della nostra vita
I migliori anni della nostra vita
Stringimi forte che nessuna notte è infinita
I migliori anni della nostra vita!
Stringimi forte che nessuna notte è infinita
I migliori anni della nostra vita
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