Giovanni Pititto
Parole di Pietra
(a cura di)
E FU SOLO SILENZIO
Giovanni Pititto, Requerdame. Note d'Arte.
I. Christian Boltanski
Ossessivo.
Ossessivamente recitante, lo scandire femminile dell'oraminutosecondo - de 1' Horloge parlante - ti segue e - con Boltanski - ti registra; quale presenza, nel tempo, continuo, delle sue opere.
Lo scandire, dei battiti, della Memoria, la sua. E dei Ricordi.
Ma anche lo scandire dello sfuggire, del tempo. -- Dell'affievolirsi dei ricordi, della percezione di modifica del Senso del Ricordo.
Ed è a questo aspetto, indubbiamente generalizzato, per la sua portata globale nelle società post industriali, che Boltanski rivolge la propria attenzione, in un tentativo antropologico di analisi delle cause complesse e della vasta problematicità degli effetti.
Volti.
Volti. Ombre, t'appaiono; e scompaiono.
Onde del Tempo, affidati alla Luce. Che ricorda.
Volti.
Affiorano.
Emergono.
Dalla fossa immonda del Silenzio della Storia.
La loro; quella umana.
Che non c'è più.
E che l'Autore ossessivamente, nel riproporsi, ci propone.
L'Autore si inserisce, con sensibilità, in quel filone culturale di ansietà del contemporaneo: rispondere all'esasperazione non doversi 'portare' dietro nulla, con una sorta di esasperato parossismo di rammemorare tutto. Ogni istante, dunque, della propria come dell'altrui esistenza, è Ricordo; ogni traccia, individuale, personale, di gruppo, collettiva, è sedimentazione del ricordo o meglio Testimonianza di un nostro ed altrui esistere.
Suoni.
Staccati nel Tempo. Assenti, nel Tempo. Senza, un Tempo. Ormai.
Inquieti. Pur suadenti, Les images noires, 2005.
Dei Fantasmi del tempo, nell'evocarsi ci rincorrono.
E che desiderano; solo non essere dimenticati.
Sussurrano; l'arcaico lamento: "Non dimenticarmi".
E' carezzato, nella pronuncia, il suono del Nome.
Caldo, il fonèma d'alcuni.
Struggente, d'altri.
Da subito ci si domanda dove siano, ormai, e chissà da quanto tempo, quelle Ombre Evanescenti.
Affidate, ormai, solo al pietoso respiro delle vibrazioni sonore. Di un sussurro.
Suoni. Note. Angoscianti. Struggenti. Lontane.
Suoni. Note. Evocative forse d'amori, drammi, presenze.
Per un lungo intenso momento si è catturati nel nero riflesso delle piastre translucide aggrappate alle pareti.
In cui ci si specchia. Solo per dare un Presente a quei suoni evocativi lontani.
E' una Necropoli mentale ossessivamente reattiva a fronte dell'angosciante e frustrante senso di Atomismo dell'epoca contemporanea.
Il Suono, dunque, di un Nome. La suggestione dell'essere chiamati. La vibrazione dell'essere evocati. E' il diritto ad una propria identificazione, nelle nebbie dell'indistinto e dell'assenza di Ricordo. E' il diritto ad un Volto, ad un Nome, che ci connoti e ci distingua.
Ma in specie è la sacralità tutta antica dell'Evocativo: è quell'ancorarsi a temi arcaici dell'invocare il nome; è quell'evocativo arcaico dell'invocare ma del non potersi pronunciare il Nome. Di Dio; è quella fragranza associativa ai temi antichi dell'assonanza: nome - volto, persona - ricordo, evento.
Ma, anche, l'insopprimibile angoscia nel dover così constatare che non solo di ogni Nome ne dovremmo e per sempre rammemorare, così come immagazzinare nell'immensa boltanskiana Biblioteca dei Nomi, ma anche di ogni suono, del Nome stesso.
Poichè, e diversamente - tale sembrerebbe l'indicazione boltanskiana - è quella Traccia, del Vissuto di un Essere, a rovesciarsi di valore: ossia ricacciata nell'immensità del Silenzio della Storia.
Nel dibattito fra il deprivarsi del Ricordo, e la sua ineluttabilità, che senza il ricordo vi è solo il vuoto, affiora l'assoluta impossibilità di un poter concretamente sedimentare la catalogazione del Ricordo Sistematico, categoriale, l'immenso deposito mentale di tutto ciò che 'fu', dentro e fuori di noi. Ci ridurremmo ad una immensa quanto defatigante banca dati neuronica costantemente affaticata da tale incessante operazione catalografica. Oltre al Museo nella Mente dovremmo in modo siffatto gestire soprattutto il Museo della Mente.
E' un battito.
Ritmico.
Incessante.
Cupo.
Una pulsione sorda.
Incessante.
In quel lungo budello dell'Anima, in cui Boltanski - ne Le Coeur, 2004 - c'inoltra.
La sua, la nostra.
Quell'elettrica fiammella fioca; sincopaticamente agitata dai bassi di una pulsione sonora.
Angoscia, sua. Del suono suo più vitale.
In cui ci ritroviamo: è il nostro suono.
Oltre la sedimentazione del Ricordo, superando il concetto stesso di citazione e di autocitazione, nello scavo antropologico del concetto di Traccia, ecco la categoria boltanskiana della Traccia in progress. Il divenire dell'Autore, registrato in ogni personale momento vitale: il battito cardiaco.
Non quel grafico timidamente anodino, dei medicali picchi negli usuali accertamenti, no. Non la freddezza di una serie di spezzate su di un nero monitor di studio, no. -- E' il Suono stesso, ancora una volta, ad essere fortemente Evocativo. Il Suono della Vita.
Il Suono, l'Evocativo, la Traccia, ancora una volta. Insistente, ripetuta, ossessiva. -- La Traccia: la documentazione, la registrazione antropologica non già di un 'Vissuto', bensì di un percorso in atto: del vivere.
Ogni battito pertanto registrato, ogni pulsazione documentata, ogni fremito - vitale - archiviato.
E così forse dovremmo supporre Boltanski si sia posto e si ponga il problema di doversi anche documentare nonché archiviare 'a futura memoria', il battito del cuore umano.
1935 - 90.
Targhe.
1946-91.
Zincate Epigrafi del Momento.
Lastre Funerarie smontate.
A grandi cifre. Nere.
Ammassate, pendenti, ripiegate, a volte slabbrate. Magazzino di lucidi colombari dismessi.
In cui - antropologicamente - scorrono le tappe dei Riti di Passaggio. Dell'Autore, ne Mes morts, 2002.
E' un " - " per l'Autore l'Umana Vita ?
Un trattino.
Uno scorrere, veloce, delle due condizioni fra due infinitesimi nel Tempo estremi.
Un Nascere.
Un Dissolversi.
Un trattino. Quale Simbolo dell'Opporsi. All'Assenza di Ricordo.
8.
Otto.
Otto bacheche fotografiche. Di Contacts 2002.
Centinaia di stampe da vecchi rullini fotografici.
Simili a fotografie
A vecchie lastre emulsionate.
Agli ingialliti fotogrammi, dei propri e di ciascuno dei nostri Esistenziali Cassetti.
Che, al ben guardare, a nessuno mancano.
Citazione. Ricordi.
E' l'Ossessivo di una Presenza ripetuta. Evocata. Insistita.
Sino al Parossismo.
E' l'Incubo del Ricordo. Della Memoria.
Ectoplasmi.
Dell'evanescente Necropoli di Luci. Soffuse.
Di Lesportrats, 1988.
Assassini, carnefici, vittime, avvolti. Nei Sudari.
Insieme, nel Ricordo dell'Evento. Il loro: di chi inflisse la Morte, e di chi - per loro mano - la subì.
Insieme.
Un accostamento forte. Trasgressivo, provocatorio, forse solo pervaso da Pietà.
Trasudano sofferenza.
Crisalidi, avvolti come sono nei Teli esposti quali sindonici.
Tante evocazioni.
E' la dissoluzione morfologica.
Di tutti i rapporti relazionali di Boltanski.
Dei suoi Ricordi.
Del suo Tempo. Mondo. Vita.
E' la sua Memoria. (G.P.)
Po unu caltu 'e trigu / prango anzenu maridu / ne peldo e ne balenzo /
maridu anzenu prango. //
Per una misura di grano / piango l'altrui marito / né perdo e né guadagno / il marito altrui piango",
[Lamento funerario. Testo e trad. dal sardo a cura di Scano Montiferro, Ambiente Storia Tradizioni, 1987 / 88, riport. in
Alessandro Bucarelli • Carlo Lubrano, Eutanasia ante litteram in Sardegna: sa Femmina Accabbadòra. Usi, Costumi e tradizioni attorno alla morte in Sardegna, Cagliari, 2003, Scuola Sarda Ed.]
[s.d.]
Pesa, sa izza mia,
bella in sas primas rias !
Rundine posta in chima,
pesa, sa izza mia,
bella in sas rias primas !
Luna isparta in su mare,
pesa pro isposare,
ha ch'est atta s'ispesa !
Pro isposare pesa !
Pesa, e non fahas 'arta,
luna in su mare isparta !
Zovana de annos vinti,
carchi hosa pruminti !
Nora hi ses isposa,
pruminti
carchi hosa !
A s'Ispiridu Santu
Poneli carch'appantu !
Narali ha as s'amore !
A s'Ispiridu Santu
Carch'appantu li pone !
Homo ch'est incasciada !
Ocri celeste amada !
Homo incasciada ch'este !
Amada ocri celeste !
Zessuh, ite che so dande,
rosa appena isbocciande !
Ite che so rendende,
rosa appena isparghende !
Ite che so vrundinde,
rosa appena vrorinde !
Che so dande a s'arena
Rosa isbocciande appena ! //
Levati, o figlia mia, /
bella fra le prime!/
Rondine posta in cima, /
levati, figlia mia, /
bella fra le prime! /
Luna sparsa sul mare, /
levati per sposare, /
ormai la spesa è fatta!/
Levati per sposare!/
Levati e non mancare, /
luna sparsa sul mare!/
Fanciulla d'anni venti, /
qualche cosa prometti ! /
Dì che sei una sposa, /
prometti qualche cosa ! /
Lo Spirito Santo tenta di convincere ! /
Digli che hai l'amore ! /
Cerca di convincere lo Spirito Santo ! /
Ora è dentro la bara ! /
Amata occhi-celeste ! /
Ora è dentro la bara ! /
Occhi-celeste amata ! /
Ohimè, cosa sto dando, /
una rosa che sboccia appena ! /
Cosa sto rendendo, /
una rosa che appena s'apre ! /
Cosa sto buttando, /
una rosa appena fiorita ! /
Sto rendendo alla terra /
una rosa sbocciata appena ! //
[Lamento funerario. Testo e trad. dal sardo a cura di Alessandro Bucarelli • Carlo Lubrano, op. cit. ]
Sepulchrum est
ubi corpus ossave hominis
condita sunt.
(Ulpianus)
SILENTIUM
PAROLE DI PIETRA
I
EXTREMI HONORIS
a cura di
Giovanni Pititto
__________________
APPENDICI
apparati epoca classica, medievale, moderna.
Giuseppe SANMARTINO, Cristo Velato, 1753. Napoli, Museo Cappella Sansevero.
Immagine da:
http://fortunadrago.xoom.it/main/wp-content/uploads/2010/09/Cristo-velato1.jpg (si ringrazia)
HOSPITIUM TIBI HOC. INUITIS VENIO. VENIENDUM EST TAMEN.
ECCO IL TUO ASILO.
CI VENGO CONTROVOGLIA.
EPPURE, BISOGNA.
[CEL 242, CIL XII 5270. Narbonne (France). In Lidia Storoni Mazzolani, Iscrizioni funerarie, sortilegi e pronostici di Roma antica, Torino, Einaudi [I Millenni, 1973, p. 47].
Giuseppe SANMARTINO, Cristo Velato, 1753. Napoli, Museo Cappella Sansevero.
Immagine da:
MUSEO CAPPELLA SANSEVERO
INTRODUZIONE
PIATTOLI (abate), Saggio intorno al luogo del seppellire, 1774, pp. 87. [BIBL. BRAIDENSE, Coll. 4435. X. IV. 9.] Dal ... " TOTA / NON /PERIT. / con segnato ms. "357150" si evince essere probabilmente proveniente dalla Collezione Haller].
PIATTOLI, abate, SAGGIO / INTORNO AL LUOGO / DEL SEPPELLIRE./ MDCCLXXIV.
Omnes Civitas locus debet esse vivorum, non mortuorum.S.Vedastus Ep.Atrebat.Alcuin.in eius vit.c.4.n.20./
MDCCLXXIV.//
[p.V] La Dissertazione che si offre al pubblico non contiene una storia delle sepolture antiche e moderne.Ella è un saggio semplicemente in cui esaminando le fìsiche disposizioni e i sentimenti primitivi dell'uomo, le massìme religiose e i codici delle più culte nazioni, si tenta di presentare sotto un sol punto di vìsta le variazioni infinite delle pratiche risguardanti la scelta d'un luogo, ove riporre gli estinti.
La natura c'inspirò 1'attenzione di allontanarli da noi; la religione ne fece una parte dì culto, e la politica un dovere del cittadino. Col trapassare de' secoli si cambiano le idee, i genj, la legislazione, il costume. Le sepolture anno provate al pari // [p. VI] d'ogni altra cosa le lor vicende.Vi è stato un tempo in cui la natura à ceduto alla opinione, la politica all'uso, e la religion ad una troppo fervorosa pietà. Noi non vogliamo altro che valutare le costumanze diverse che s'incontrano in questo genere, e dimostrare ciò che avrebbe dovuto farsi, se si fossero tempre seguiti i giusti princìpj, o piuttosto se gli uomini avessero potuto osservar lungo tempo delle leggi combattute dall'amor proprio, ed opposte a' diffrenti interessi di que' medesimi che ne furono gl'interpreti ed i custodi.
Ecco in breve il compendio di questa operetta. Esso può bastare per que' leggitori che hanno il coraggio di passare alcun poco di là dal titolo, e gettare di fuga lo sguardo sopra due linee di prefazione.
Non si domandi della erudizione nuova e sconosciuta. Il nostro piano ci obbliga a ricercare l'antichità, onde appoggiare con essa un sentimento che viene continuamente accusato di novità. // ]p. VII]
Noi non parliamo agl'illuminati ed a' dotti. Eglino sono persuasi prima di noi; e se no'l fossero, poche lor riflessioni li dispenseranno dal leggere un libro destinato unicamente a mettere alla portata del maggior numero ciò che essi già sanno, o che dovrebbero non ignorare.
L'autore à bramato sinceramente di giovare a' suoi simili. Risparmiando tutti i partiti, egli si crede in diritto di lusingarsene. Possano le tue rette intenzioni supplire a' difetti dell'opera, ed essere rispettate da' pregiudizi che egli à dovuto combattere. *
ALIQUID
di Guido Ceronetti
SUNT ALIQUID MANES.
Sunt
aliquid
Manes.
Rottogli l'osso ritmico,
svaginato dal metro,
scardinato,
rimescolato,
fatto colpo di dadi,
l'angelico aforisma non cambia:
aliquid Manes sunt
Manes sunt aliquid
sunt Manes aliquid
aliquid sunt Manes
Manes
aliquid
sunt.
Mutilato dal tempo e dalla pioggia non cambia:
sunt ali M S.
Somiglia a Orfeo
fatto a pezzi dalle femmine tracie,
che seguitava a dire
Euridice Euridice.
Privo di sunt dirà ancora aliquid Manes;
di sunt e di aliquid, uggiolerà ancora Manes.
E chi dice Manes li dice aliquid,
li tira su dal pozzo,
è costretto ad ammetterne l'esistenza,
eccoli.
Le tre parole formano un anello magico che,
portato al dito,
rende visibile l'invisibile,
più incerta la luce,
meno sorda l'oscurità.
Sunt aliquid Manes.
L'eufemismo semitico che chiama il cimitero casa dei vivi ,
fa cadere obliquamente,
sopra la finta pace dei morti / [VIII]
Guido Ceronetti, Saggio introduttivo a Iscrizioni funerarie, sortilegi e pronostici di Roma antica, a cura di Lidia Storoni Mazzolani, Torino, Einaudi [I Millenni,, 1973, p. VII.
[1602]
AL VESCOVO GEROLAMO FEDERICI,
FAMOSO PER LA SUA ABILITÁ GIURIDICA E FORENSE,
STRENUO DIFENSORE DELLA LIBERTÁ ECCLESIASTICA,
IL SUCCESSORE
LUDOVICO TAVERNA
POSE NELL'ANNO 1602.
VISSE 63 ANNI. MORÌ IL 6 DICEMBRE 1579. //
[Ubicazione: Lodi, Cattedrale, navata sinistra. Presumibilme traduzione, in: Ildebrando - Marcello Santagiuliana, Il Giudice di Dio. Vita, opera, ascesa, contrasti, splendore e morte repentina di Gerolamo Federici (1516 - 1579). Inquisizione, diplomazia, processi, santità, repressione, vendette e tradimenti attraverso l'Italia della Controriforma, Bergamo, 1992, Edizioni Bolis, pag. 233.
- Autori aggiungono le seguenti note: "Venne sepolto nella navata sinistra della cattedrale senza particolari segni di distinzione finché il suo successore mons. Ludovico Taverna (1536 - 1617), in occasione del rifacimento della pavimentazione del Duomo, nel 1602 vi fece apporre una tavola di marmo recante la seguente iscrizione <ved. sopra>. Una lapide identica a questa, in marmo nero con lettere e filettatura di cornice in oro, esisteva fino a non molti decenni orsono in San Martino (Casati, pag. 234), non si sa se appostavi contemporaneamente a quella lodigiana o in anni più tardi, ma è attualmente irreperibile. Anche la sua sepoltura è stata levata dal luogo originario e di conseguenza anche la lapide lodigiana è stata rimossa; dei suoi resti mortali ora non rimane a memoria che un'iscrizione col nome in un sacello o figurante tale insieme ai nomi e alle spoglie di altri presuli lodigiani (nel sotterraneo della navata centrale del Duomo, prima della salita al presbiterio e all'altare maggiore, sistemazione effettuata dopo l'ultimo restauro-rimaneggiamento del tempio risalente agli anni '60 di questo secolo)." (Ibidem)
- E sui due presuli:
Gerolamo Federici: Nato a Treviglio, da padre casata Federici (di cui non si conosce nome: carenza fonti mss. non essendovi antecedentemente il Concilio di Trento obbligo tenere accurati registri parrocchiali) e da Margherita Butignone. "Ancor più che un vescovo pastore verso il gregge delle sue pecorelle, egli era forse stato un vescovo sul modello dei nobili guerrieri ecclesiastici d'Oltralpe, colla personalità di quelli che, chiusi nelle armature catafratte, impugnanti per la lama a mò di croce sul petto la loro grande spada, vediamo scolpiti nella pietra corrosa dei loro monumenti tombali nelle cripte di alcune chiese o dimore gentilizie della Germania o del Nord-Est europeo." (Id.)
Ludovico Taverna: "Referendario di entrambe le Segnature, Assistente al trono pontificale, Tesoriere generale della Santa Sede, Segretario della Congregazione dei vescovi, Governatore di Roma, Nunzio in Spagna e Nunzio a Venezia". (Id.)
Il riferimento bibliografico a Casati, è:
Carlo Casati, Treviglio di Ghiara d'Adda e suo territorio, Milano, 1872.]
[1781]
ILLUSTRISSIMO SIGNORE
Afflittissimi li conti
reggente don Gabriele, presidente don Pietro, primicerio don
Antonio, abate don Carlo, e cavaliere don Giovanni,
servitori devotissimi di v. s. illustrissima,
per la immatura dolorosissima perdita della contessa donna
Maria VERRI, nata CASTIGLIONI,
rispettiva nuora, consorte, nipote, e cognata,
implorano il grazioso compatimento di v. s. illustrissima, e le
rassegnano il loro immutabile ossequio. //
[Milano. Fonti a stampa, biglietti di partecipazione lutto. Annuncio decesso di Maria Verri, contessa, prima moglie di Pietro Verri. Nata Castiglioni da Ottavio e Teresa Verri, sposò Pietro Verri il 12. 02. 1776. Morì nel maggio del 1781]
[1783]
FAVTORI ET AMICO INCOMPARABILI /
IOANNES IOSEPHUS S.R.I. COMES DE WILZECK
P.A. M.DCC.LXXXIII //
_______________
NIL ADMIRARI
______________
Generose Comes
Monimentum Pietatis Tuae erga CAROLUM COMITEM FIRMIANUM, Ingenio
manuque Iosephi Franchii
Carrariernsis elaboratum, audet iuvenili Graphio Tibi sistere
Iacobus Trey Iacobi Nepos Romanus.
Mediolani ad D. Bartholomaei. //
[Milano. Fonti a stampa, incisione raffigurante monumento al conte Carlo Firmian nella chiesa di S. Bartolomeo.
Il conte di Wilzeck, governatore della Lombardia Austriaca, commissionò allo scultore carrarese Giuseppe Franchi un monumento alla memoria del proprio predecessore nella carica Carlo conte di Firmian (nell'aulica funzione dal 1758 al 1782). Le vicende del monumento sono alquanto varie: espulso dal luogo dai francesi per avversione ideologica, venne ad essere custodito in Vimercate dal patrizio Carlo Gallarati nella propria casa. In epoca ancora austriaca il governatore Francesco conte Di Sarau ne dispose la ricollocazione nell'originaria sede, apponendovi un'epigrafe, nel 1816, a ricordo.Essendo però in prosieguo la chiesa di S. Bartolomeo interessata a sistemazione urbanistica della nuova via Principe Umberto, venne demolita. Ricostruita su progetto dell'arch. Maurizio Garavaglia in via della Moscova, ivi venne trasportato anche il monumento Firmian.
Giacomo Franchi, scultore, nacque a Carrara nel 1729. Operò per molti anni quale docente presso l'Accademia di BB. AA. di Brera. Effettuò vari lavori scultorei in Milano. Suo ritratto, del Knoller, presso la Pinacoteca di Brera.
Le notazioni epigrafiche della Memoria Firmian, di cui sopra, sono tratte dall'incisione di Giacomo Frey, romano; nipote di Giacomo Frey seniore, svizzero, scultore.
-- L'incisione riporta nell'angolo inferiore dx: "sc. 1783". -- Le cifre del m° ed il 500° della notazione cronologia M.D.CCLXXXIII sono espresse quali rovesciate.
-- Il motto NIL ADMIRARI attiene allo scudo d'insegna araldica, che, sormontato da una corona comitale e tramite festoni collegato a due teste di elefanti è sito al centro della composizione].
[1802]
Milano. Duomo. Apparato funerario.
15 febbraio 1802. Esequie celebrate in Duomo all'arcivescovo Filippo Visconti.
_______________
Luigi CAGNOLA, scenografo - Raffaele e Ferdinando ALBERTOLLI, incisori
"Veduta dell'interno del Duomo di Milano
- apparato per le Esequie di Monsignor Filippo Visconti."
_______________
In primo di settembre 1783 Filippo Visconti venne elevato alla cattedra mediolanense con rescritto imperiale di Giuseppe II emanato da Brunn. Inviso a Barnaba Chiaramonti, PIO VII, a motivo di alcuni comportamenti che glielo facevano apparire vicino ai francesi in periodo cisalpino, Filippo Visconti muore all'improvviso a Lione il 30 dicembre 1801. Imbalsamato e trasportato a Milano il 21 gennaio 1802, viene seppellito in Duomo con esequie solenni dal 15 al 18 febbraio].
[1853]
Qui giace Giorgio Cavaliere Bua
Veneto contrammiraglio
Nato a Corfei il 3 maggio 1794
Morto il 16 febbrajo 1853 //
[In Ceronetti, cit.]
[1853]
OSSA DI TOMMASO GROSSI
CANTORE INSUPERATO DI VERGINI GENTILI
NATO A BELLANO NELL’ANNO MDCCXC
MORTO IN MILANO NEL MDCCCLIII //
[Milano. Cimitero Monumentale]
[1861]
A
CAMILLO CAVOUR
NATO IN TORINO
IL X AGOSTO MDCCCX
MORTO IL VI GIUGNO
MDCCCLXI //
(Duprè, p. 256, ill. 298 sgg)
[1855]
Qui la veneranda spoglia
Di Domenica Cavoretto cuneese
Vedova di GIOBATTA MOLINERI
Donna di affetti e costumi innocenti
D'intemerata ed operosa vita.
Già presso ai novantanni
Robusta ancor e giovanil la chioma
Stanca però del tribolato esilio
L'anima anelante a la magion del gaudio
Qual visse in far fervente prego a Dio
Tal lieta a Lui, pregando spiegò il volo
addì XXVI febbraio MDCCCLV //
[In Ceronetti, cit.]
[1864]
Se trovar può grazia nel tuo cuore
II prego d'un fratello e di sei nipoti desolati
Un fiore almeno o tu che passi deh versa
Su quest'umile tomba ove riposa
Il cavaliere FELICE MULETTI
Generale di Stato Maggiore Generale
Nel prode Esercito Subalpino
Fiore egli stesso di cristiane e civili virtu'
Amò i fiori e ne fu pittore gentile
A niun altro secondo
Forse ai memori profumi gioiranno commosse
Le sue ceneri sante
Nacque a Saluzzo addi 21 aprile 1788
Mori in Torino il 30 luglio 1864 //
[In Guido Ceronetti, ALIQUID, Introduzione a Lidia Storoni Mazzolari, Iscrizioni funerarie, sortilegi e pronostici di Roma antica].
[1864]
GIUSEPPE ROVANI
CON INTELLETTO CON ARTE CON DOTTRINA AMMIRANDI
VOLSE IL ROMANZO A FINI STORICI E ALTAMENTE CIVILI
NATO A MILANO AI XII DI GENNAIO DEL MDCCCXVIII
MORTO IN MILANO AI XXVI DI GENNAIO DEL MDCCCLXIV //
[Milano. Cimitero Monumentale]
[1871]
NEL GITO DI POCHI ANNI
L'ANGELO DELLA MORTE
SPENSE LE VITE
DI CAMILLO GAETANO MONCA
E GAETANA BARTOLETTI
E DI SETTE LORO FIGLIUOLI
CUI NULLA VALSERO
DOVIZIE VIRTÙ AMORE DI CONCITTADINI PIANTO DI POVERI
SI PLACÒ DAVANTI ALL'UNICA SUPERSTITE
AUGUSTA
MARITATA IN GAETANO ALBERTINI
CHE DESOLATISSIMA PIANGE I SUOI CARI
E Q(uesta) M(emoria) P(ose)
1871 //
(Duprè, p. 232, ill. 275 sgg)
[1875]
A FRATE GIROLAMO SAVONAROLA
CONTEMPLANTE CITTADINO ORATORE OPEROSO FORTE AL PATIRE
MOLTI ITALIANI UNANIMI
QUATTRO SECOLI QUASI DOPO LA MORTE SUA
P(osero)
MDCCCLXXIII //
(Duprè, p. 290, ill. 350)
[1873]
PENETRATO DELLO SCOPO
FILANTROPICO DELLA CREMAZIONE
VOGLIO CHE LE MIE
SPOGLIE MORTALI
SIANO AL MIO TRAPASSO
INCENERITE …
ALBERTO KELLER
TESTAMENTO OLOGRAFO 1 DICEMBRE 1873. //
[Milano. Cimitero Monumentale]
[1875]
A DIO CHIESE. E QUI EBBE RIPOSO ELENA DI PIETRO BENVENUTI
MOGLIE DI GIUSEPPE MANTELLINI
NATA IN FIRENZE IL XVII APRILE MDCCCXXIV
MORTA IL XVII OTTOBRE MDCCCLXXV
PERSONA ASPETTO MODI PAROLA SORRISO
TUTTO ERA IN LEI GENTILEZZA
VENTENNE ASSISTÈ INFERMO IL PADRE
CON AMOROSO ABBANDONO DI SÈ
XXX ANNI VISSE UNANIME COL MARITO
CHE LA PIANGE E DESIDERA PIÙ CHE MAI //
(Duprè, p. 286, ill. 343)
[1877]
TOLTE ALL’OBLIO
DELL’ANTICA INONORATA SEPOLTURA
LE OSSA DEI MARTIRI
DEL 6 FEBBRAJO 1853
IN QUESTO AVELLO COMPOSE
MEMORE E RIVERENTE
IL POPOLO DI MILANO
ADDÌ 6 FEBBRAIO 1877
IN GIÓRNI DI FIACCO DOLORE
E DI MORTE SPERANZE
EROISMO DI FEDE INSEGNARONO
A BATTAGLIA DI UNO CONTRO MILLE
LO STRANIERO INSULTATORE SFIDANDO
E
A SUPPLIZIO DI CAPESTRO SERBATI
E DI DILEGGIO
DAGLI OPPRESSORI DAI VILI
ROMANAMENTE
BENEDICENDO ALLA PATRIA
MORIRONO
ESEMPIO DI CIVILE VIRTÙ
ALL'ITALIA AL MONDO
QUI FREMONO LIBERTÀ
E QUI ASPETTANO //
[Milano. Cimitero Monumentale]
[1879]
LE PICCOLE OSSA DI LINDA ZACCHEO
E LE GIOIE DELLA MADRE DI LEI
QUEST’UNICA URNA CONTIENE.
DELLA VITA LINDA NON CONOBBE CHE I GIOCHI
IL DOLORE CHE ERALE FORSE SERBATO
LA MADRE – TUTTO – EREDITO’
LINDA FELICE ! INFELICISSIMA MADRE.
(C. DOSSI)
RAPITA AL BACIO MATERNO NELL’ANNO 1879 SESTO DELL’ETA’ SUA //
[Milano. Cimitero Monumentale, N. 105]
1880
"SIAMO ONESTI !!"
- RICASOLI -
__________
A /
BETTINO / RICASOLI /
ITALIA / TUTTA //
__________
["Alla memoria di Bettino Ricasoli / Omaggio di PASQUINO // ". da "Il PASQUINO", 31. 10. 1880. -- Ricasoli morì a Brolio il 23. 10. 1880, mentre era intento a scrivere al fratello Gaetano. Esequie solenni in Firenze, S. Croce. Venne sepolto nella cappella del castello gentilizio, a Brolio, accanto alla moglie ed alla figlia. -- Varie le commemorazioni e le onoranze di Stato; tra queste, di Domenico Farini, presidente della Camera dei Deputali, nonché il 5 dicembre di Massari presso l'Associazione Costituzionale Napoletana.] -- L'omaggio del Pasquino ritrae l'effige di Ricasoli in scudo gentilizio alle mura di un torrione, in medievale castello
d'ubertosi vigneti, sormontato da cartiglio nobiliare recante il motto "Siamo onesti !! " (di cui non si comprende se fieramente
attestativo, o se la duplice esclamazione se ne debba assumere quale accorato appello). -- Firenze poi, in veste di nera gramaglia, pone corona laurata ai piedi del rilievo con " A Bettino Ricasoli l'Italia tutta". -- Cfr. Enrica VIVIANI DELLA ROBBIA, Bettino
Ricasoli, 1969, UTET, Torino, p. 400].
[1882]
27
CENDRES
DE
MON BIEN AIME’ EPOUX
J. GRIESS_TRAUT
APOTRE ARDENT
DE LA JUSTICE ET DU PROGRES
MORT DANS SA 68.ieme ANNEE
LE 2 MARS 1882 A’ MONTMORENCY. //
[Milano. Cimitero Monumentale]
[1882]
LA NOB(ILE) GIUSEPPA POGGIOLINI
PRIMA FRA LE MUSE DI MILANO
INSIGNE BENEFATTRICE DEL POVERO
LEGO’ IL SUO MODESTO AVERE
ALLA RIABILITAZIONE DEL PAZZO
AL PERFEZIONAMENTO INTELLETTUALE
DELLE FANCIULLE.
CONSUNTA DA LENTO MORBO
EROICAMENTE SOPPORTATO
MANCO’ SETTANTOTTENNE
IL 19 DI MAGGIO DEL 1882 //
[Milano. Cimitero Monumentale]
[1885]
MIMY
9 SETTEMBRE
1885 //
[Milano. Cimitero Monumentale. N. 216]
[1886]
GENERALE
PIETRO FUMEL
CITTADINO INTEGRO
PRODE SOLDATO
REDENSE LE CALABRIE
DAL BRIGANTAGGIO
______________
NACQUE IN IVREA IL 1821
MORI' IN MILANO IL 1886 //
[Milano. Cimitero Monumentale]
[1888]
LA SOCIETA’ DI CREMAZIONE IN MILANO
RACCOLSE QUI LE CENERI DI
VENCESLAO DA SEREGNO FRATE CAPPUCCINO
AL SECOLO CORBETTA DR. GAETANO GIA’ CAPITANO MEDICO
CHE LEGO’ COSPICUO CENSO AL SODALIZIO
E VOLLE DATA LA PROPRIA SALMA
ALLA FIAMMA PURIFICATRICE
AFFERMANDO
ESSERE QUESTIONE CIVILE E NON RELIGIOSA
LA SOTTRAZIONE DEI CADAVERI
ALLA PUTREFAZIONE DELLA TERRA
+ 30 GENNAIO 1888 //
[Milano. Cimitero Monumentale]
[1888]
ALLA MEMORIA
DI GIUSEPPE ZAVAGLI
FINO ALL'ULTIMO DEI SUOI LXXX ANNI
SACERDOTE INTEMERATO
PER QUASI CINQUANTA
ALLA BADIA DI RIO - CESARE
PARROCO ESEMPLARE CARISSIMO E NELL'INFURIAR DEL COLERA
MIRACOLO DI CARITA'
A NUOVE FATICHE
PIU' CHE AL RIPOSO DELLE BEN SOSTENUTE
TORNATO OTTUAGENARIO IN PATRIA
E QUIVI MORTO PIAMENTE
IL VII AGOSTO MDCCCLXXXVIII
POSERO PER ONORE I NIPOTI
COME NELL'AFFETTUOSA VENERAZIONE
COSI' UNANIMI NEL CORDOGLIO //
[Rio Cesare (fr. di Palazzuolo sul Senio, pr. FI). Chiesa di S.
Maria Assunta (Badia di Susinana).
Scheda S.B.A.S.-FI, n. 25, Grazia Agostini, 1977, n. cat. gen.
09/00100415. Marmo b. scolp., cm. 200 x 80]
[1888]
In questa tomba
Due volte illustre
Riposa
ARNALDO FUSINATO
Poeta Cittadino Soldato
Servì onorò la Patria
__________
Presso la donna sublime
che gli fu compagna
abbia pace
1817 - 1888 //
[In Ceronetti, cit.]
[1890]
GIUSEPPE PIOLTI DE BIANCHI
PATRIOTA - EDUCATORE - FILANTROPO
NELLA STORIA DEL POPOLO DI MILANO
PARLI PER LUI LA PAGINA
DEL 6 FEBBRAIO DEL 1853
QUI SONO RACCOLTE LE CENERI
LUI CHE VISSE E LOTTO’ PEL SUPREMO IDEALE:
LA PATRIA
_______
NATO IL 25 OTTOBRE 1825 - MORTO IL 3 FEBBRAIO 1890 //
[Milano. Cimitero Monumentale]
[1892]
MDCCCLXXXXII
TE RICORDERA' L'ITALIA
O FRANCESCO DE SANCTIS
INSINO A QUANDO
VEDRA' VIVI NELLE PAGINE TUE
SEI SECOLI DI GLORIA IDEALE
D'IMMINENTE ETA' PIU' UMANA
INDICATORI.
IO CHE TI UDII PARLARE CON GLI AVI
PAROLE CH'ERANO LEGGI
E ME CHIAMARE TUA SEMPRE
QUI RIDUSSI IL TALAMO
FIDENTE NEL COLLOQUIO NOSTRO
SOSPESO NON ROTTO.
____________
MARIA TERESA ARENAPRIMO //
[Napoli. Cimitero. Tomba De Sanctis. Testo di Giovanni Bovio. Le ragioni della sussistenza della tomba e del cenotafio risultano
originate da un'aspra querelle sorta anni dopo il decesso di De Sanctis. Morto il 29 dicembre 1883, non lo si può di certo definire
seppellito il 4 gennaio 1884: giorno dei solenni funerali. Imbalsamate, le spoglie vennero riconsegnate cinquanta giorni dopo.
Ma da parte delle autorità municipali, che sovraintendevano, non si procedette in alcun modo ad una decorosa definitiva sepoltura: il corpo venne dalle stesse 'dimenticato' per nove anni in una bara provvisoria,a vista, nella cappella De Luca. Vivaci quanto indignate proteste, necessariamente sfocianti in una denuncia a stampa, degli eredi, amici, seguaci, costrinsero l'Amministrazione di Napoli ad assumere una posizione a fronte dello scandalo. La delibera consistette nel decretarne la collocazione in acconcio monumento in luogo definito "Recinto degli Uomini Illustri", con busto affidato allo scultore Raffaele Belliazzi ed
epigrafe di Zumbini. Ma l'11 novembre 1892 la vedova, Maria Teresa Arenaprimo, proceduto ad acquisto di tomba nel piazzale della chiesa madre del cimitero di Napoli, vi fece traslare le spoglie del marito, con l'apposizione al terzo ordine della tomba in stile eclettico la presente epigrafe. Ivi a seguito venne anche seppellita, per propria disposizione.]
[1893]
A FRANCESCO DE SANCTIS
VISSUTO LXV ANNI FINO AL MDCCCLXXXIII
PATRIOTA ESULE CRITICO SOVRANO
CHE INSEGNANDO UNA NUOVA
INCOMPARABILE MANIERA
D'INTERPRETARE I NOSTRI SCRITTORI
INFONDEVA NEI GIOVANI
L'AMORE DI TUTTE LE COSE GRANDI
____
IL MUNICIPIO DI NAPOLI
E LA NATIVA PROVINCIA DI AVELLINO //
[Napoli. Cimitero. Recinto degli uomini illustri. Cenotafio De Sanctis.
Testo di Bonaventura Zumbini.
Sulle vicende cfr. supra]
[1894]
CARLO MONETA
NATO IL 2 APPRILE 1830
A GALLARATE
MORTO IL 22 DICEMBRE 1894. //
[Milano. Cimitero Monumentale. N° 260]
[1897]
ALLA VENERATA MEMORIA
DI DOMENICA VILLA VED. LASI
VISSUTA 79 ANNI
NELL'ESERCIZIO DELLE CRISTIANE VIRTU'
MORTA SOAVEMENTE NEL SIGNORE
1L 19 OTTOBRE 1897 E SEPOLTA NEL CIMITERO
DI QUESTA PARROCCHIA
IL FIGLIO SAC. PAOLO
PRIORE DI QUESTA CHIESA
PER AFFETTO E GRATITUDINE POSE //
[Rio Cesare (fr. di Palazzuolo sul Senio, pr. FI). Chiesa di S. Maria Assunta (Badia di Susinana).
Scheda S.B.A.S.-FI, n. 03, Grazia Agostini, 1977, n. cat. gen. 09/00100393. Marmo b., cm. 60 x 50]
[1909]
CECILIA SELENSKJ
ARTISTA DAVID
MORTA 9 MAGGIO 1909
IN ETA' D'ANNI 31
[Milano. Cimitero Monumentale]
[1913]
QUI RIPOSA
CESARE MANGILI
SENATORE DEL REGNO
COMM. DELLA LEGIONE D'ONORE
PRESIDENTE DELLA BANCA D'ITALIA
V. PRESIDENTE DELLA BANCA DI COMMERCIO
PRESIDENTE
DELL'ESPOSIZIONE INTERNAZ. DI MILANO
PRESIDENTE DELLA BANCA COMMERCIALE ITALIANA
V. PRESIDENTE DELLE FERROVIE MERIDIONALI
PRESIDENTE PER UN TRENTENNIO
DELLE NAVIGAZIONI
DEL LAGO MAGGIORE E GARDA
N. 19 MARZO 1832 _____________ M. 18 GIUGNO 1913 //
[Milano. Cimitero Monumentale]
[1915]
GIUSEPPE BOSCHI
D'ANNI 21
SOTTOTENENTE DI COMPLEMENTO
NEL 156° FANTERIA
CADUTO SUL S. MICHELE
ENTUSIASTICAMENTE COMBATTENDO
PER LA GRANDEZZA D'ITALIA
IL 15 SETTEMBRE 1915. //
[Milano. Cimitero Monumentale]
[1917]
CAPORALE
MONTARONE
TERESIO
D'ANNI 24
MILITARE DI 3^ CATEGORIA
NELL' 8° BERS. CICLISTI
GIA' FERITO A SELZ
PRESE POI PARTE AI COMBATTIMENTI
DI GORIZIA E OPPACHIASELLA
E MENTRE RITORNAVA
A RIABBRACCIARE I SUOI CARI
DISGRAZIATAMENTE PERIVA
NEL FIUME LIVENZA
LA SERA DEL 17 GENNAIO 1917
LASCIANDO INCONSOLABILI
I GENITORI E LA SORELLA
CHE LO PIANGONO E LO RICORDANO
________________
LA SALMA GIACE NEL CIMITERO DI MOTTA DI LIVENZA. //
[Milano. Cimitero Monumentale]
[1919]
CUOR DI POPOLO
IN PALPITO PERENNE
DI PIETA' E D'AMORE
I VALOROSI SUOI FIGLI PER L'ITALIA
CADUTI LONTANO
IMPLORANTE
ETERNA PACE
NEL GLORIOSO RICORDO
RIVIVE
BANDINI DOMENICO
CAROLI FERDINANDO
CAPIROSSI LUIGI
GENTILINI GIOVANNI
NERI ANTORIO
NERI PIETRO
PIANCASTELLI PIETRO
VISANI GIULIO
TRONCOLI FERDINANDO
GALASSI PAOLO
DICEMBRE 1919
BADIA DI SUSINARA //
[Rio Cesare (fr. di Palazzuolo sul Senio, pr. FI). Chiesa di S. Maria Assunta (Badia di Susinana).
Scheda S.B.A.S.-FI, n. 02, Grazia Agostini, 1977, n. cat. gen. 09/00100392. Marmo b., cm. 240 x 125]
[1927]
GIUSEPPE MARCORA
14 – 10 – 1841 14 – 11 - 1927
PENSIERO ED AZIONE ANIMARONO L’AUSTERA SUA VITA
INTERAMENTE VOTATA A CIVILI VIRTU’
IL CAMMINO TERRENO CONSIDERO’ MISSIONE E DOVERE
ALL’ITALIA CHE CONOBBE IN SERVAGGIO E SOGNO’, E VIDE REDENTA
DIEDE IL BRACCIO E LA MENTE
AFFERMANDONE CON L’ARMI I DIRITTI SUL CAMPO
PROPUGNANDONE CON LA PAROLA L’ASCESA
PROCLAMANDONE DAL PIU’ ALTO SEGGIO ELETTIVO LA COMPIUTA UNITA’ //
[Milano. Cimitero Monumentale]
[1936]
QUESTA BADIA DONDE ERA SORTO
AVEVA SCELTO COME ESTREMO ASILO
MAGHINARDO DE' PAGANI + 1302
SIGNORE DI TERRE E CITTA' DI ROMAGNA.
LE CITTA' DI LAMONE E DI SANTERNO
CONDUCE IL LIONCEL DAL NIDO BIANCO
CHE MUTA PARTE DA LA STATE AL VERNO
INF. XXVII. 49 5 D //
[Rio Cesare (fr. di Palazzuolo sul Senio, pr. FI). Chiesa di S. Maria Assunta (Badia di Susinana).
Scheda S.B.A.S.-FI, n. 04, Grazia Agostini, 1977, n. cat. gen. 09/00100394. Marmo b. inc., cm. 60 x 70] 1936]
QUESTA BADIA DONDE ERA SORTO
AVEVA SCELTO COME ESTREMO ASILO
MAGHINARDO DE' PAGANI + 1302
SIGNORE DI TERRE E CITTA' DI ROMAGNA.
LE CITTA' DI LAMONE E DI SANTERNO
CONDUCE IL LIONCEL DAL NIDO BIANCO
CHE MUTA PARTE DA LA STATE AL VERNO
INF. XXVII. 49 5 D //
[Rio Cesare (fr. di Palazzuolo sul Senio, pr. FI). Chiesa di S. Maria Assunta (Badia di Susinana).
Scheda S.B.A.S.-FI, n. 04, Grazia Agostini, 1977, n. cat. gen. 09/00100394. Marmo b. inc., cm. 60 x 70]
1936
EDOARDO PERSICO
CRITICO D'ARTE
1900, - Napoli - 10-11 Gennaio Milano.
"Sentivamo che la sua cultura era grandissima, anche se aveva assai poco di comune con la nostra.
E con meraviglia ci accorgemmo che d'un volo, senza scomporsi, giungeva là ove noi s'arrivava lenti e affaticati.
Se udiva uno di noi parlare delle idee che intendevamo racchiudere in un libro, ecco ne porgeva il titolo, un titolo che racchiudeva semplificandolo il nostro pensiero, e conteneva qualche cosa di più, una sorpresa, un tocco di genialità.
Credevamo che s'avvolgesse nel mistero, e mi accorsi più tardi — non troppo tardi per la nostra amicizia — che quel presunto mistero altro non era se non la sua possibilità di creare dal nulla.
È stata una luce la sua, luce di fede nei valori ideali della vita umana, che è non estinta, né si estinguerà fino a che alcuni di noi, che ne fu illuminato, saprà conservarla dentro nell'animo."
"Queste parole che Lionello Venturi scrisse in occasione della morte di Edoardo Persico, e che furono pubblicate con altre testimonianze, in un volumetto fuori commercio nel 1936, cioè nell'anno stesso della scomparsa del giovane scrittore e critico, servono ad illuminare, più di qualsiasi altra leggenda, un uomo che fu per molti lati inspiegabile a quegli stessi che l'avvicinarono e l'amarono e la cui opera scritta è fatalmente inferiore alla continua opera morale |VIII| che ogni giorno egli spese, nella vita, per la vita. "
Alfonso Gatto (a cura di), Edoardo Persico. Scritti critici e polemici, Milano, Editrice Rosa e Ballo Editori, 1947 [Collezione Il Pensiero - Critica. Storia. Filosofia], pp. VII-VIII.
|075| Paolo Caputo Lo conoscevo bene... Testimonianze su Persico.
"11 gennaio 1936. Mi fu telefonato che l'amico visto anche la sera prima era morto. Quella sera Marcello Nizzoli lo aveva accompagnato a casa. La mattina seguente Palanti e Anna Maria Mazzucchelli, dopo averlo atteso a lungo a Casabella, si erano diretti alla sua abitazione e, non essendoci segni di vita, avevano fatto forzare la porta. Il corpo fu trovato riverso nello stretto bagno e, dopo le formalità del caso, fu portato all'obitorio. Presi carta e matita e dissi a Fiorenzo Tomea, che in quel periodo dormiva a casa mia, di accompagnarmi. Il corpo fu estratto dalla cella frigorifera e potei fare tre disegni: due del volto fasciato da una benda funeraria - riprodotti nella mia opera grafica - e uno di tutta la persona.
Cinque giorni dopo il funerale affollatissimo. L'autopsia dichiarava miocardia.
Quando disegnai il volto non c'era alcun segno di violenza. La benda appariva come una normale benda funeraria, non era serrata e la bocca era semiaperta; anche il collo non mostrava segni di violenza".
|076| Questa è la testimonianza che mi ha rilasciato Gabriele Mucchi sulla morte di Edoardo Persico.
Senza dubbio la più ferma e puntuale, per questa circostanza, tra quelle che ho raccolto in funzione del seminario odierno."
Paolo Caputo, Lo conoscevo bene. Testimonianze su Persico (in Giovanni Denti (a cura di), Profezia di Persico, Milano, CLUP, 1989, pp. 168, ill.; 17 cm. (Atti del Convegno tenuto presso il Dipartimento di Progettazione dell’Architettura della Facoltà di Architettura di Milano il 14. 04. 1988). [Reperibilità: Bibl. Baz. Braidense, T. 89. D. 0792].
1937
GRAMSCI
ALES 1891 ROMA 1937
______________
[ Roma. Cimitero degli Inglesi. Tomba Antonio Gramsci ]
[ ... venne un ultimo respiro rumoroso e sopravvenne il silenzio senza rimedio.
(...)
Erano le quattro e dieci del mattino del 27 aprile 1937."
Tatiana SCHUCHT, note su malattia e morte di Gramsci, pubbl. in vari scritti, fra cui: TOGLIATTI, Gramsci,
1949, Milano; O. DEL BUONO, Gramsci morì all'alba, in "Omnibus", del 29.09.1947; N. GALLO - G. FERRARA, 2000
pagine di Gramsci, 1964, Milano, Mondadori. -- Cfr. Salvatore Francesco ROMANO, Antonio Gramsci, 1969,
UTET, Torino, pp. 575; 592 (ill.); 598].
1937. IL GRIDO DEL POPOLO: "ANTONIO GRAMSCI E' MORTO ! / Il fascismo lo ha assassinato ! " //
Il Grido del Popolo, 1937.
1937. GIUSTIZIA E LIBERTA': "ANTONIO GRAMSCI E' MORTO /dopo undici anni di atroci sofferenze nelle prigioni
fasciste. " // Giustizia e Libertà, 1937.
1937. L' Unità. Organo del Partito Comunista d'Italia: "L'assassinio di Gramsci accende nel cuore / di ogni
italiano il sacro fuoco della libertà. // L'Unità, 1937.
[1944]
EUGENIO COLORNI
MILANO 22. 4. 1909 ___________ ROMA 30. 5. 1944. //
[Milano. Cimitero Monumentale]
[1946]
CAV. UFF. EUGENIO BRAVO
CAV. DEL SANTO SEPOLCRO
12. V. 1868 17. V. 1946
MILANESE ESEMPLARE
PER SCHIETTA BONTA’
PER FERVORE NEGLI AFFETTI
NEL LAVORO E NELL’ARTE
VISSE NEL PENSIERO DI DIO. //
[Milano. Cimitero Monumentale]
[1948]
VITTORIO EMANUELE III
RE D'ITALIA
NAPOLI, 11. XII. 1869ALESSANDRIA D'EGITTO, 28. XII.
1948
________________
[Da Silvio BERTOLDI, Vittorio Emanuele III, Torino, 1971, UTET, che ne esprime il seguente giudizio "Nella morte, trovava una sua umile dimensione umana, forse la sola che gli sarebbe stata cara." ( p. 471)].
[1956]
PIETRO BADOGLIO
MARESCIALLO D'ITALIA
DUCA D'ADDIS ABEBA
MARCHESE DEL SABOTINO
_______________
MORI' IL 1° NOVEMBRE 1956 A GRAZZANO [DI BADOGLIO]
DOVE FU SEPOLTO CON ESTREMA SEMPLICITA'
SECONDO I SUOI DESIDERI. //
_________________
["L'Italia repubblicana non gli riconobbe un ruolo di rilievo, ma solo un dignitoso pensionamento; anche gli ambienti conservatori e militari lo dimenticarono rapidamente." Piero PIERI - Giorgio ROCHAT, Badoglio, 1974, UTET, Torino, pp. 858; 859; tra 860-61 ill. "Grazzano, novembre 1956. Il funerale di Badoglio". --
Dallo Stato di servizio di Badoglio, fornito agli Autori dall'Ufficio Storico dello Stato maggiore dell'esercito e dagli stessi pubblicato in forma sintetica alle pp. 861 - 65, si ha modo di meglio comprendere tutto il senso di quel laconico " ... dignitoso pensionamento..." : 1947 (27 marzo) Collocato nella riserva, conservando ad personam il grado ed il trattamento economico (stipendio annuo lordo di 394.000 lire dal 1° novembre 1946, di 965.000 lire dal 1° novembre 1948, di 1.720.000 lire dal 1° gennaio 1952 e di 4.494.000 lire dal 1° luglio 1956)." (op. cit., p. 865).
No. La Repubblica Italiana non può di certo essere accusata di non avere "dignitosamente pensionato" colui che, a torto od a ragione, venne definito il "Duca di Caporetto".
[1960]
MARTIRI ANGELA
IN BIANCHI
16. 4. 1906
3. 11. 1960
[Milano. Cimitero Monumentale. N° 5]
1961
MARGHERITA GRASSINI SARFATTI
CRITICO D’ARTE
1880, aprile 8. Venezia -- 30 ottobre 1961. Casa del Soldo.
________________
Spiccò. Dal Ramo, il Volo.
Si ricongiunse.
Così come da lei per tutta la vita classicamente auspicato:
Per Sempre.
Ai suoi affetti più cari.
Alle passioni sue esaltanti.
Con le tragiche scelte fatali
dei Miti
e di quale “Mito” !
della sua umana storia.
Morì.
In quel 30 di ottobre 1961.
Nella cara sua Casa del Soldo.
In un mondo così diverso e che di lei ormai tutto aveva obliato.
Meno Dux.
E quanto ne consegue.
Consapevole che di certo l’abiura
in
“Mea culpa... come lo conobbi”
non molto le poté servire.
Margherita Sarfatti, pertanto.
Sì,
“Senza aggettivi.”
Margherita Sarfatti. Senza aggettivi.
- Nè Vestale.
- Nè Corifèa.
- Nè Ninfa Egeria.
Nè sia chiamata al giudizio della Storia per colpe non sue. Come anche indubbiamente più grandi di lei.
Nè si rammenti solamente l'unica, delle innegabili responsabilità proprie, che indubbiamente ebbe: Margherita amò Benito Mussolini. Uomo.
E lo volle "Duce".
Qui, il suo "delitto".
Lo amò profondamente e tanto sentì secondo le convinzioni sue profonde; acuite dalle disgrazie, dai gravi lutti, da dolori intimi e strazianti: amò Per Sempre.
More suo solito in quell'essersi ritrovata ad ogni precedente punto della propria vita con uno sconvolgimento che in tutto e più volte quella sua stessa aveva ribaltato: la Morte.
Del marito, del figlio, di cari suoi, tutto sparisce, il mondo suo tutto svanisce.
Nulla – sembrerebbe - è sì forte da poterla appagare così come nel mondo proprio ideale - permeato di classicità - ogni cosa degna le appariva: Immensa ed in specie Eterna.
Ama ed a lungo amò quell'animale politico forte fosco bieco e che torvo in quegli occhi spiritati ci guarda dall'ingiallita copertina dell'evidente margheritiano atto d'amore: Dux.
Nè si può dire che Mussolini di ciò ne fu irriconoscente: esaltato addirittura da Wildt ai Phasti dell’Infula, l'innalzò ai fasti di una regìa culturale di assoluta notorietà.
Sinché a suo avviso Margherita non incorse nel peggiore che dei "delitti di Stato" possa apparire agli occhi di un dittatore: assumere nella rappresentanza delegata una maggiore e ben più di spessore qualificata visibilità rispetto al Demiurgo e Dux del fascismo.
Fu, da ciò, colpita con quanto di peggio in quel clima sociale - permeato da un virulento culto della personalità (cui purtroppo con il suo stesso Dux sì tanto aveva contribuito) poteva accadere: lentamente ma progressivamente messa da parte, fu alla fine ignorata.
Accadde poi di peggio: all'insorgere delle funeste leggi razziali dovette fuggire. Ma pur negli amari anni solinghi, successivi, mai sembrerebbe dimostrò di rinunciare a quei principi che per quella parte della vita di luce e di stella del panorama culturale del primo regime l'avevano sì tanto determinata. Vero e tragico equivoco in verità. Di intendere, far intendere, contribuire ad assurgere, il primo mussolinismo squadristico ed il primo affacciarsi del regime quale il portato dei quattro importanti concetti della sua hegelian-crociana impostazione di critico d'arte. Quella funzione di sintesi di un processo dialettico degli opposti ch'ella assunse a fondamentale concetto nel ruskiniano ordine da ricercarsi in ogni processo d'arte. Di intendere, far intendere, contribuire ad assurgere, il fascismo quale azione politica artistica, caratterizzata a su avviso da quanto ritenette di trovarvi: Il concetto di Sintesi, in una presunta unione sincretisticamente funzionale di una tradizione umanistica ed umanizzante unitamente ad una lotta di classe a ciò e tutta da subordinarsi. Il senso di un modernismo in una presunta caratterizzazione di Precisione. Un presunto rammemorare la Classicità, tanto e quella assurgendo a modello esistenziale. Il senso di una presunta immanenza nicciana dell’Eros vitale; in verità in quel tipo di regime tutto e solo corsa di Thanatos. Da Margherita invece ritenuta verso gli immensi spazi siderali dell'assenza di lotta, contrasti, passioni: l'Eternità. Così, concludendo, attraverso un improprio uso dei concetti di sintesi, precisione, classicità, eternità, Margherita Sarfatti intese contribuire a quel tentativo - antico - di forma di Stato quale espressione del divenire d'arte. Concetti inapplicabili a quella particolare forma di Stato. Con ciò errando. Per questo pagando. Sintesi, precisione, classicità, eternità, Margherita, nello sfavillante cursus honorum come nella condizione degli anni nell’infelice epoca sua, è lì.
Tutto, e sola.
Come sola in fondo rimase.
A - indipendentemente da stilistiche questioni - tragicamente rimirarsi, nell’intimo suo colloquio con il Tempo, ne
I vivi, e l’Ombra: “Anno che muori, teco porti sepolto il mio cuore. “
O nel rivolgersi al “Vate”: “... per aiutarmi a lottare con il mio dolore, come con una mala bestia, che deve venir trasportata su di un altro piano, più alto.”
O ad altro, Antiquo, e ben superiore: “ Sì come pomo maturo dispicca dal suo ramo.”
Sì. Spiccò. Dal Ramo, il Volo.
[Testo in forma d'Epitaffio e note esplicative di Giovanni Pititto]
[1968]
SALVATORE QUASIMODO
20. 8. 1901 __________ 14. 6. 1968 //
[Milano. Cimitero Monumentale]
[1978]
LELIO BASSO
1903 ______ 1978
NON FU
DI QUELLE ANIME
STANCHE
DOVE MUORE LA GIOIA
A POCO A POCO //
[Milano. Cimitero Monumentale]
APPENDICE I: Senza data / luogo.
[S.d., mutila]
D. M. S.
***
Viandante.
Ch'avanzi con animo lieto.
Ferma il passo istante, ti prego.
Leggi, se vuoi, queste poche parole. Ne le ruine un dì sacrate di Luni, trovai.
Litica gelida missiva. Pietra nei rovi. Mutila infranta.
S'offre così. Perché darvi forma, quando la Natura vera e loro è di restarne copre ?
Augusta, colta, d'animo fiero, nel medaglione appare.
Rotolo in mano, su cui le parole:
JULIUS.M[...] VIGESIMOQUARTO.
HORTUS CONCLUSUS.
TACEO.
NESCIRE QUAEDAM MAGNA PARS SAPIENTIAE EST.
CURA UT VALEAS.
***
Dedica a SOPHIA amico discreto.
L'ultimo debito che gli rimaneva.
Hoc opus fecit [...] //
[Modoetia, Archeologicum]
APPENDICE I: Senza data / luogo.
[S. d. ]
FRANCESCO LUCCA
ESEMPIO ALL'OPERAJO E AL FACOLTOSO
MOSTRO' COME DALLE FATICHE DELL'OFFICINA
SI PUO' GIUNGERE ALL'OPULENZA E ALLA FAMA
E COME IL CAPITALE E IL CREDITO
SPESI NELL'INCREMENTO DEL LAVORO E DELL'INGEGNO
NOBILITANO LA VITA ED HANNO DOPO LA MORTE
RICORDO PERENNE DI MONUMENTO. //
[Milano. Cimitero Monumentale]
[S. d.]
PROTENDENDO IL CUORE E LA MENTE
VERSO I SUPREMI IDEALI
CREASTI UN MONDO D'AFFETTI
OND'IO T'AMO SEMPRE
SAGGIA SORELLA
MIA DOLCE METEORA
E SEMPRE ANELO A TE NELL'INFINITO
IL TUO GIOVANNI. //
[Milano. Cimitero Monumentale]
[S.d.]
IMAGO
ALEXANDRI VALENTIS SFORTIE F. QVI
VIVENS LOCA PIA AVXIT NEMINI NO-
CENS SUOS ET ALIOS RE ET CONSILIO
IVVIT TAMDEM DECEDENS PROFVIT
COMPLURIBUS
[Trevi, Chiesa di S. Giovanni, Monumento funebre di Alessandro Valenti. Traduzione:
Immagine di Alessandro figlio di Sforza Valenti, il quale in vita accrebbe molti luoghi pii, a nessuno nuocendo, favorì
altri con i beni e con il consiglio e anche morendo fu di aiuto a molti. //
In http://www.protrevi.com/protrevi/SGiov03.asp]
[S.d.]
ALEXANDRO VALENTI STI FAVSTINI ABBATI, SSTI JACOBI ET
PHILIPPI A MONTE CASTELLO TVDERIS SS STEPHANI A PICCICHIS, ANGELI DE ARSICCIALIBVS, ET A CASTRO FABBRI
SPOLE-TINAE
DIOECIS DILIGENTISSIMO
RECTORI, NO NVLLORV ETIAM SIMPLICIV BENEFICIORVM MERITO BENEFICIATO AC CENTVM DVCATORVM S PETRI DE VRBE CANONICATV PENSIONANATO S. PAVLI MILITI, ET IN MEDIOLANESI DOMINATV PER
PAVLVM III PONT: GENERALI COLLECTORI DEPVTATAO, NEC
NON MARII SFORTIAE APVD REGEM PHILIPPVM QVADRIENNIVM CVRAM GERENTI, AC PAVLI JORDANI FLORENTIAE QVINQVENNIVM CVM ANTEA PAVLVS DE CAESIS, ET GVIDVS ASCANIVS
SFORTIA CAR" IN CONSILIIS CAPIVNDIS MAXIMA FIDE EVM
IAMDIVHABVERINT, COSMIQ DVCIS VOCE VOCATO, VT
EIVS PRVDENTI CONSILIO CAR. FILIVS NON TANTVM FAMILIA
COMESALESQ SIBI PARARET, VERVM SE IPSVM COMITTERET
ET TANDEM OCII CAVSA RIVISICCI VILLA EIVS PECUNIA EMPTA PER IVLIVM III SIBI, POSTERISQ IN COMITAYVM PER IPSVM ERECTA SOCIETATISQ MISERICORDIAE RECTORI,
AC EX ANIMO ILLA HAEREDE INSTITVTA, NON
SINE OMNIVM TREBIATVM LACRYMIS IPSI CONFRATRES BENEME-
RENTI POSVERE
[Trevi, Chiesa di S. Giovanni, Epigrafe di Alessandro Valenti.
In http://www.protrevi.com/protrevi/SGiov03.asp]
[s.d.]
ILLUSTRISSIMO SIGNORE
Dopo penosa malattia è passato agli eterni riposi il conte
Saverio D'HARRACH di ROHRAU
ciambellano, consigliere intimo di stato, cavaliere dell'ordine
militare di Maria Teresa, tenente maresciallo, colonnello
proprietario d'un reggimento d'infanteria, e comandante generale
della Lombardia austriaca.
La contessa donna Maria Rebecca d'Hohen - Ems, la contessa donna
Valpurga, ed il conte Clemente Truchsess Zeyll, rispettiva consorte,
figlia, e genero,
nel partecipare a v. s. illustrissima l'infausta notizia della
dolorosa perdita si rassegnano con distinto rispetto. //
[Milano. Fonti a stampa, biglietti di partecipazione lutto. Sec. XVIII.
Annuncio decesso Saverio d'-Harrach Rohrau, governatore austriaco di Milano]
[S.D.]
Oh angiol del ciel ! mia sospirata madre !
Qui fra due tombe il vedovato figlio
L'opre pietose e'l cor divide ognora
Quest'ossequio d'amor tutto vi dica ...
Voi già beata insiem con Rosalia
Deh ! in santa gara tra consorte e madre
Benedicendo a me tergete il pianto
Sicché francato da mortal periglio
Giunga a fruir insiem l'eterna pace.
Notaio e causidico G. Molineri //
[In Ceronetti, cit.; non è indicata la data, ma presumib. XIX°,]
APPENDICE II: FUNERALIA
1
Della sua donna
O d'umano splendor breve baleno,
ecco è pur, lasso, in apparir sparita
l'alma mia luce, e di qua giù partita
per far l'eterno dì vie più sereno.
Quella che resse di mia vita il freno,
colà poggiata ond'era dianzi uscita,
et al gran Sol, di cui fu raggio, unita,
il ciel di gloria e me di doglia ha pieno.
Ma tu (se pur di là cose mortali
lice mirar dove si gode e regna)
mira i miei pianti a le tue gioie eguali;
e come ove volasti, anima degna,
la mia, per teco unirsi, aperte ha l'ali,
e d'uscir con le lagrime s'ingegna.
[ Giovan Battista MARINO, Rime]
2
Della illustrissima signora duchessa di Bovino
Te pianga, o bella estinta, in mesti accenti
de le Grazie la schiera e degli Amori,
et accompagni i tuoi funebri onori
misera turba di pensier dolenti;
sieno a l'essequie tue questi lamenti
le sacre note, e queste rime i fiori,
e sien fumanti intorno arabi odori,
e faci accese i miei sospiri ardenti.
Ma qual trovar poss'io capace o degno,
per dar al casto et onorato velo
e feretro e sepolcro, o sasso o legno?
Poiché dunque t'opprime eterno gelo,
né pompa altra può dar povero ingegno,
ti fia bara il mio cor, ma tomba il cielo.
[ Giovan Battista MARINO, Rime]
3.
Della sua donna
Quel foco onde 'l mio cor fiamma sì pura
trasse, e pace trovò d'ogni sua guerra,
colpa di lei ch'ogni sereno oscura,
cenere è fatto e breve marmo il serra.
Ma se 'l mio bene, il mio tesor mi fura
invida Morte, e 'l cela, ohimè, sotterra,
e s'al mio pianto, al mio pregar s'indura
la felice, che 'l copre, avara terra:
pur da' lumi che spenti i' piango e cheggio
maggior sento l'incendio, e lo splendore
de l'estinta mia face ancor vagheggio.
Così colei, di cui già visse il core,
nel cor mi vive, e nel suo cener veggio
te con le Grazie incenerito, Amore.
[ Giovan Battista MARINO, Rime]
4.
Della sua donna
Dal più sublime giro, alma cortese,
ove, deposto il corrottibil manto,
vivi, son certo, e qual nov'angel santo
le luci hai già ne l'infinito intese,
qua giù pon mente, onde pur dianzi hai stese
al ciel le piume, e mira Amor, che tanto
per te mi trae degli occhi umor di pianto,
quanto di te nel cor foco m'accese.
Né pur me sol, che del mio bel tesoro
piango mendico, e del tuo velo adorno
l'odorate reliquie amo et adoro,
ma 'l sol vedrai, ch'al dolce marmo intorno
ha già vedovo affisso il suo crin d'oro,
e dal sepolcro tuo ne porta il giorno.
[ Giovan Battista MARINO, Rime]
5.
In morte della sua donna
Rotta la benda e l'arco e l'aureo strale
e ne le luci angeliche serene
spenta la face, Amor, carco di pene,
pur come brami anch'egli esser mortale,
del morir di madonna e del mio male
tutto pietoso a consolar mi vene,
e mostrandomi il cielo, ov'è 'l mio bene,
perch'io voli lassù, m'impenna l'ale.
– O misero, non vedi – indi mi dice –
com'ella ivi risplende, e come teco
arde, e ride al tuo pianto, alma felice?
Mirala pur; ma lo splendor c'ha seco,
e l'umor che degli occhi il duol t'elice,
forse, come son io, t'han fatto cieco.
[ Giovan Battista MARINO, Rime]
APPENDICE III: EPIGRAFIA CLASSICA
(s.d.)
LUCIO CORNELIO SCIPIONE FIGLIO DI LUCIO,
EDILE CONSOLE, CENSORE.
In lui solo concordi moltissimi Romani riconoscono il
migliore dei
buoni,
Lucio Scipione.
Figlio di Barbato, fu console, censore, edile tra voi.
Conquistò la Corsica e la città di Aleria.
Dedicò un tempio alle Tempeste, per grazia ricevuta.//
[Lidia Storoni Mazzolari, Iscrizioni funerarie, sortilegi e pronostici di Roma antica].
[211 a.C.]
Qui giace Protogene, schiavo di Clulio, mimo giocondo.
Con i suoi frizzi procurò al popolo tante ore liete.//
[L. Storoni Mazzolari, cit.]
(II sec. a. C. )
Straniero, ho poco da dire; fermati e leggi.
Questo è il sepolcro non bello di una donna che fu
bella.
I genitori la chiamarono Claudia.
Amò il marito con tutto il cuore.
Mise al mondo due figli:
uno lo lascia sulla terra, l'altro l'ha deposto sotto
terra.
Amabile nel parlare, onesta nel portamento, custodì la
casa, filò la
lana.
Ho finito. Va' pure.//
[L. Storoni Mazzolari, cit.]
EDICTUM PRAETORIS DE CAMPO ESQUILINO
( 1st century BC ? )
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( CIL, VI, Suppl., n. 31614-31615 ; according to the text edited on the site « Archeologhia » ).
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~ Transcription n. 1 ~
( n. 31614 = CIL 01, 00838 = AE 1993, 0110 )
L(ucius) Sentius C(ai) f(ilius) pr(aetor?) de sen(atus) sent(entia) loca | terminanda coer(avit?) |
b(onum) f(actum) nei quis intra | terminos propius | urbem ustrinam | fecisse velit nive stercus cadaver | iniecis(s)e velit
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~ Transcription n. 2 ~
( n. 31615 = CIL 01, 00839 = AE 1993, 0110 )
L(ucius) Sentius C(ai) f(ilius) pr(aetor?) | de sen(atus) sent(entia) loca | terminanda coeravit(?) |
b(onum) f(actum) nei quis intra | terminos propius | urbem ustrinam | fecisse velit neive | stercus cadaver | iniecisse velit ||
stercus longe | aufer | ne malum habeas
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? Bibliography
Bruns, Fontes..., I, n. 44 B, pp. 189-190 ; Dessau, II, 2, 8208 ; English translation in ARS, n. 70, pp. 68-69 ; FIRA : Fontes iuris Romani anteiustiniani..., I, p. 306-307, n. 53 ; Horatius, Epodes, 5, 99-100 ; Lanciani, Supplementi al volume VI del Corpus Inscriptionum Latinarum, in Bullettino della commissione archeologica comunale di Roma, 10, 1882, p. 159, n. 558 and 12, 1884, p. 59, n. 815 ; Suetonius, Iules Cesar, 80, 3 and Vitellius, 14, 5 ; Tertullianus, de pudicitia, 1, 7.
? Source : Steles discovered in Rome in 1882.
? Link : Archeologhia : CIL 06. [www.archeologhia.com]
BIBLIOGRAFIA
Ferrara
(30.06.13)
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