Aνάβασις
EURIDYKE
Moreau, Orpheus, Paris, Musée d'Orsay
(Eurydice, part.)
"Tu che vai con passi taciti nella Notte
(...)
Il tuo corpo è un Giacinto
(...)
ultimo oro di Stelle cadute". (*)
Malika Ayane, Niente
(Su Youtube a cura di malikaayane - pubblicato il 13/feb/2013. - si ringrazia)
Euridice
E già tornava, superato e vinto
Ogni periglio, per le cieche vie 725
Orfeo di nuovo a rivedere il giorno,
E la renduta Euridice non vista
Dietro, e cheta il seguia, chè questa legge
Proserpina intimò, quando improvvisa
Insana voglia trasportò, sedusse 730
L’incauto amante, ahi! di perdon ben degno,
Se ignoto a l’ombre il perdonar non fosse.
Ei colà giunto, ove la dubbia luce
Già cominciava a penetrar del giorno,
Da l’amor vinto e dal desio fermossi, 735
E del divieto immemore si volse
La sposa a riguardar. Tutto in quel punto
De l’opra il frutto egli perdè; di Pluto
Fur sciolti i patti, e un triplice fragore
Dal conscio Averno rimbombar s’intese. 740
Ed ella allora: ahi! chi me, disse, Orfeo
E te perde ad un tempo? Onde mai tanto
Sconsigliato furor? Ecco di nuovo
Me chiama il Fato, e le natanti luci
Aggrava, e chiude in un ferreo sonno. Addio 745
Per sempre omai; già in tenebrosa notte
Sento rapirmi, e languide e cadenti
Stendo a te in vano, ahi! non più tua, le braccia.
Disse e repente agli occhi suoi, qual fumo
Disperso in aria, dileguossi, e lui 750
Che disperato brancolando intorno
L’ombre stringea, chiamandola per nome,
Non vide più, nè su l’opposta riva
Caronte a lui di ripassar permise.
Or che far più? Dove n’andrà, perduta 755
Già due volte la sposa? E con qual pianto
Placar l’ombre di nuovo, o con quai prieghi
I numi impietosir? Fredd’ombra e nuda
Ella di Stige su la nera barca
Varcava già l’irremëabil’onda. 760
Fama è di lui, che sette interi mesi
Sotto gelida rupe entro uno speco
De lo strimone in riva i suoi dolenti
Casi piangesse, intorno a se traendo
E querce, e tigri impietosite al canto. 765
Tal Filomena tra populee frondi
Duolsi, piangendo gl’involati parti
Che non pennuti ancor trasse l’accorto
Crudo villan da l’appostato nido:
Tutta la notte immobile da un ramo 770
Piange ella, e allunga il flebil canto, empiendo
De’ suoi lamenti i silenziosi campi.
Non di talamo più, non d’altri amori
Voglia il tentò; vedovo e solo i lidi
Del Tanäi nevoso, e i duri ghiacci 775
De gl’iperborei monti, e le deserte,
Non mai prive di gel, rifée campagne
Scorrea, piagnendo la perduta sposa,
E il vano don rimproverando a Dite.
Indarno a lui sprezzate nozze offriro 780
Le tracie donne, che a vendetta mosse
Da’ suoi rifiuti, e da furor sospinte
In mezzo a i sagrificii a le notturne
Orgie di Bacco il trucidar, spargendo
Pei vasti campi i lacerati membri. 785
Tronco dal collo, e galleggiante il capo
Volgea l’Ebro su l’onde, e in fioca voce
La fredda lingua: ahi misera Euridice!
Euridice! negli ultimi respiri
Gía mormorando, e d’Euridice il nome 790
Meste d’intorno ripetean le rive.
Proteo sì disse, e rapido d’un salto
Nel mar lanciossi; e in vortice spumoso
Si squarciò l’onda, e sovra lui si chiuse.
Al timido Aristeo Cirene allora 795
Pronta accorrendo: or su, mio figlio, il pianto
Tergi omai, disse, e il tuo dolor consola.
Nota è del morbo la cagion. Le ninfe
Già compagne d’Euridice, che in questi
Boschi con lei danzavano, vendetta 800
Preser ne l’api tue de la sua morte.
Supplice dunque con preghiere e doni
Chiedi pace, e le facili Napée
Venera, o figlio, che pietose a i voti
Daran perdono, e placheran lo sdegno. 805
Or quale il modo di pregar, qual sia
L’ordine a te dirò. Dal pingue armento,
Che a te pasce l’erbifero Liceo,
Quattro di vaghe forme esimii tori,
Ed altrettante di cervice intatta 810
Giovenche eleggi, e quattro altari innalza
Nel tempio de le ninfe; indi le sacre
Vittime svena, e lasciane gli esangui
Corpi insepolti nel frondoso bosco.
Poi quando al nono dì sorga l’aurora 815
Tu di letéi papaveri ad Orfeo
Offri l’esequie, ed una negra a lui
Pecora svena: d’Euridice l’ombra
D’una vitella placherai col sangue.
Ciò fatto il bosco a visitar ritorna. 820
Virgilio, Georgiche (vv. 724-820)
(Traduzione Clemente Bondi, 1799)
OCCHI - LAGO DI NUVOLE
"E' un soffio in nulla. Un calmo alito. Un vento". (**)
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NOTE
(*) George Trakl, An den Knaben Elis.
"Der aber gehst mit weichen Schritten in die Nacth, / (...) / Dein Leib ist eine Hyazinthe, / (...) / das lezte Gold verfallener Sterne //".
(**) Rainer Maria Rilke, Aus den Sonetten an Orpheus.
I, 3. "Ein Hauch um nichts. Ein Wehn in Gott. Ein Wind".
- Blog a cura di Giovanni Pititto